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Ad oltre un anno dall’entrata in vigore della L.77/2020 si cominciano a delineare le ricadute dei Superbonus 110% in vari settori, non solo economico, dell’innovazione ma anche di rigenerazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio con conseguenze ambientali e sociali positive.

Per questo e anche per diverse ragioni che portano a considerare tale beneficio più che sostenibile anche in termini di spesa pubblica, ci si augura che il termine di tale incentivo venga prorogato almeno fino a scadenza del PNRR che consentirebbe di avviare un sistematico piano di prevenzione sismica e rinnovamento energetico, generando nel medio e lungo periodo un risparmio per lo Stato, accentuando anche le ricadute positive di cui sopra.

Le analisi e i dati presentati in questo report del CNI rappresentano un primo step di studio suscettibile, più avanti, di ulteriori elaborazioni e revisioni.

 

 

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Veramente entusiasmante e pieno di energia positiva il progetto di transizione ecologica della Commissione Europea.

Non ci sono freddi numeri ma concetti, chiari e precisi, per un processo che vedrà la trasformazione graduale delle nostre economie e delle nostre abitudini con l’obbiettivo della neutralità climatica dell’Europa nel 2050 con lo step intermedio del 2030 che vedrà il 55% degli obbiettivi raggiunti.

Nella sostanza si programma la trasformazione di ogni attività che produce CO2 in attività o che ne producano meno o che, addirittura, la consumino.

Ma il processo non riguarderà più solo i grandi consumatori di energia, come i produttori di acciaio, cemento, elettricità etc. ma riguarderà tutti: dai trasporti su rotaia e gomma fino alle nostre automobili, alle costruzioni fino alle nostre abitazioni.

Tutto ciò che può essere migliorato verrà penalizzato fiscalmente: il sistema ETS (Emissione Trade System), che finora è stato applicato solo ai grandi consumatori di energia, verrà applicato anche alla nostra abitazione, alla nostra auto, agli autobus, agli aerei, alle navi etc. mentre ogni processo ambientalmente migliorativo sarà incentivato, come lo è stato il FV che ha avuto una enorme esplosione negli ultimi 10 anni.

L’economia sarà in equilibrio, dunque, perchè i finanziamenti provengono dai risparmi e gli incentivi verranno dai disincentivi e, se ben gestito, il tutto darà un forte impulso all’economia che si trasformerà completamente come si trasformeranno le nostre abitudini sia personali che professionali.

Sappiamo che già ora siamo in un periodo di forti cambiamenti e forse ci stiamo abituando ad avere punti di riferimento nuovi ma ora ci sarà una forte disontinuità con una forte accelerazione che sposterà anche tutti i nostri riferimenti aziendali: i parametri ecologici diventeranno prevalenti sui parametri monetari, per esempio, e questo orienterà i progetti, le soluzioni, le tecnologie, gli obbiettivi.

Saremo quindi ancora più necessariamente interessati a formarci sulle nuove tecnologie con il rischio di restare rapidamente indietro se non lo facciamo.

Ma, come tutti i processi rivoluzionari, non cruenti, il futuro darà molto spazio alla ns fantasia ed alla nostra creatività perchè dovremo esplorare spazi non ancora battuti e le possibilità di inciampare si moltiplicheranno.

Insomma, possiamo essere contenti di una visione generale così creativa ma ora starà a noi, ad ogni livello, trovare le maniere concrete per ideare e realizzare i progetti con successo: ma penso che da ingegneri potremo solo esserne felici!

Livio Izzo

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Allegato1: Communication from the commission to the european parliament, the council, the european economic and social committee and the committee of the regions – FIT foR 55′: delivering the EU’s 2030 Climate Target on the way to climate neutralitys

 

Allegato2: Sintesi giornalistica di GIT 4 55

 

 

 

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Energia dall’auto alla casa…… una inversione dei ruoli…… la nuova rivoluzione copernicana.

Avete i pannelli fotovoltaici? Avete notato quanta energia, purtroppo, cedete alla rete (Grid) a prezzi simbolici e quanta ne dovete riacquistare agli esosi prezzi di mercato?

Beh, se non avete mai fatto questi conti vi propongo il conto su di me.

Ho un impianto FV da 6 KW che produce mediamente 7 MWh/anno. Esattamente quanta ne consumiamo per casa (e studio). Per una parte di quella prodotta di giorno in esubero abbiamo un accumulatore da 3 KWh (che è costato 6.5 K€!) che ce la restituisce di sera fino ad esaurirsi. Poi attingiamo alla rete cui cediamo, di giorno, l’energia che l’accumulatore non riesce ad immagazzinare.

In totale: cediamo alla rete circa 4 MWh di giorno (e d’estate) per riacquistarla di notte (e d’inverno) ad un delta costo medio complessivo di circa 0.3 €/Kwh pari a 1.200,00€/anno.

Ma un’auto elettrica, anche se piccola-media, ha una batteria che può stivare dai 40 agli 80 kwh che, rispetto ai 3 del ns accumulatore, sono circa dalle 15 alle 30 volte superiori il che significa una capacità di accumulo totale di alcune volte la ns sovrapproduzione.

Se consideriamo una colonnina di ricarica, a doppio senso, con due attacchi e sapendo che le auto di famiglia, a ruotare, sono tre si può evincere una capacità di assorbimento del 100% della energia prodotta dall’Impianto nelle ore in cui, a rotazione, le auto siano presenti.

Se consideriamo un costo di installazione della colonnina di circa 5.000€ si evince che in 4 anni si è ammortizzato l’investimento: un vero affare! Se poi riusciamo anche ad applicare il superbonus 110% allora l’affare si amplifica ulteriormente e “ci crescono i soldi in tasca”!

Beh, non è fantascienza!

La tecnologia già esiste. Si stanno mettendo a punto i software di gestione e la normativa tecnica e fiscale relativa.

A Torino, la FCA stà già completando la sperimentazione sul campo abbinando i pannelli FV installati sulla pensilina del suo parco di auto elettriche (in)vendute e le batterie delle auto parcheggiate sotto.

E non è sola in questo impianto pilota.

Compreso il potenziale business, Terna ed Engie Eps sono i partner dell’impianto che si profila come il più grande al mondo!

Peraltro, il concetto si applica anche ad altre fonti di energia green e ad altre tipologie di accumulatori in una tecnologia che và sotto il nome di Smart Grid…. la socializzazione dell’energia pulita!

 

Livio Izzo

 

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V2G_Smart_Grid

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CEMBUREAU è l’Associazione Europea del Cemento. Ha base a Brussels e rappresenta, presso la Commissione Europea, tutte le Associazioni nazionali del cemento in tutti i campi di interesse europeo: tecnica, ambiente, energia, occupazione, salute, sicurezza, sostenibilità etc.

In vista degli obbiettivi europei di neutralità climatica, per il 2050, l’industria del cemento e del calcestruzzo ha elaborato un piano molto dettagliato che agisce per fasi e per ciascuno dei segmenti della filiera: Clinker, Cement, Concrete, Construction, Carbonation, le 5 C.

Per ciascuna di queste 5 “C” il piano segmenta ulteriormente il ciclo produttivo nelle singole fasi produttive e, per ciascuna di esse, analizza i margini di miglioramento (ambientale) individuando quelli concretamente raggiungibili e dando, per ciascuno di essi, un cronoprogramma di lavoro.

E non ci sono solo impegni perchè a fronte dei miglioramenti ambientali si prevedono veri e propri “risparmi” sulla “bolletta” energetica, quote ETS in primis ( https://ingegneribergamo.online/incredibile-in-questa-nostra-europa-commerciamo-diritti-ad-inquinare/ ), che dovrebbero finanziare tutto il progetto.

Insomma: un piano molto serio, concreto e credibile che vede una serie di milestone misurabili e su cui rendere conto.

E’ sicuramente un metodo di lavoro encomiabile per un settore industriale che ha già dimostrato, negli ultimi decenni, di essere credibilmente in grado di fare programmi e di mantenerli. Pensiamo p.e. all’uso del CSS, il Combustibile Solido Secondario derivato dalla lavorazione dei RSU, attualmente del tutto integrato nel ciclo di lavorazione del cemento..

Allego due documenti programmatici di CEMBUREAU molto dettagliati, nei segmenti e nelle fasi sopra riassunti, che è interessante leggere sia per poter assaporare un “metodo” di lavoro, necessario per progettare la road map verso il 2050, e sia per scendere scientificamente in ciascuno step del progetto e vedere concretamente quali scelte tecnologiche, organizzative e industriali possono essere messe in campo da una filiera produttiva. Ottimo spunto per stimolare la ns creatività e competenza di ingegneri nel dare il nostro contributo nei nostri rispettivi campi professionali.

Allego anche un documento che riassume l’organizzazione di base di una cementeria per individuare le singole fasi del ciclo produttivo su cui il piano individua singole e specifiche azioni di miglioramento ambientale.

Livio Izzo

 

P.S. Mi dispiace non aver trovato i testi in lingua italiana ma non mi è sembrata una ragione sufficiente per non divulgarli

 

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manufacturing-process-factsheet_update-jan2021
cembureau-2050-roadmap_final-version_web
cembureau-2050-roadmap_executive-summary_final-version_web

 

 

 

 

 

 

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Prima il 50% per le ristrutturazioni, poi il 65% per le riqualificazioni energetiche, poi ancora il 90% per il recupero conservativo delle facciate ed in ultimo (o forse no) il Superbonus 110%… di contorno, collante e/o ostacolo una giungla di norme, decreti, procedure, circolari, risoluzioni, interpretazioni dalle più disparate fonti… il tutto alla valutazione dell’onnisciente tecnico professionista chiamato all’appello, che teme il fatidico momento in cui debba dire al cliente “questo Bonus non s’ha da fare!”

In questo articolo una panoramica interessante sulle principali “fatiche” che il professionista si trova ad affrontare nella disamica degli infiniti casi di Superbonus 110… nella speranza che tutto non sia vano!

Ing. Sebastiano Moioli

 

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superbonus_superman

 

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La notizia fà piangere! Siamo diventati così bravi a differenziare che come minimo ci aspettiamo un cambiamento climatico imminente per i nostri sforzi! Poi a Bergamo, al Nord…… ci sentiamo, a buona ragione, dei cittadini modello anche perchè differenziare costa fatica! E noi lo facciamo su una spinta razionale perchè vogliamo salvare, se non il mondo, almeno il mare, gli oceani da quella valanga di plastica…… E invece no! ben il 67% della plastica che differenziamo non è recuperabile come materia prima seconda! Si, ben due terzi!

E’ quanto si può leggere in uno studio realizzato nel dipartimento di ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano, coordinato dal Prof. Mario Grosso, che ci ha gentilmente concesso di pubblicare il loro articolo.

A pesare è la presenza massiccia di plasmix, ovvero un materiale plastico misto per il quale NON ESISTONO FILIERE STRUTTURATE DI RICICLO. E non finisce qui! Sebbene questo scarto potrebbe “almeno” essere recuperato come calore nei termovalorizzatori, ben il 19% di questo materiale viene conferito in DISCARICA (!!!???) “a causa della difficoltà di trovare altri sbocchi” (!!!???).

Insomma, invece di essere in un’isola felice, scopriamo che c’è ancora tanta strada da fare, che siamo solo all’inizio del percorso e che deve passare ancora molto tempo prima di capire che NON BASTA DIFFERENZIARE MA BISOGNA ANCHE INDUSTRIALIZZARE IL PERCORSO DEL RICICLO e qui servono ingegneri, industriali lungimiranti e politici con uno sguardo lungo.

 

Ing. Livio Izzo
Referente del Consiglio presso la
Commissione Ambiente ed Ecologia

 

P.S. Oltre all’articolo scientifico del Poli, allego anche l’articolo giornalistico che mi ha fatto scoprire questa miniera di informazioni. Ho chiesto ed ottenuto il permesso dall’Editore di allegarlo perchè magari può stimolare anche qualcun’altro ad approfondire questo affascinante e poco noto argomento.

 

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