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Quante volte, per iscriverci ad un nuovo servizio, usiamo con disinvolture le credenziali di altri gestori come  facebook o google?

Per noi è una facilitazione ma cosa comporta per la nostra sicurezza? E cosa comporta per il Gestore che dovrà “proteggerle”? E cosa comporta per il gestore del servizio cui diamo le credenziali gestite da un terzo?

Dietro questo semplice gesto ci sono interessi e problematiche economiche, di sicurezza e di gestione tecnica.

Proviamo a guardarci dentro e capirne un pò di più.

Proponiamo due articoli sull’argomento: uno generalista, del collega Vincenzo Singuaroli, ed uno più specialista del collega Ugo Lopez.

 

La Redazione

 

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Questa figura è prevista obbligatoriamente nella Pubblica Amministrazione ma è facile capire come stia diventando un must anche nel privato.

Il suo compito è di Pensare, (far) Progettare e (far) Realizzare la trasformazione dei processi produttivi e/o operativi e/o amministrativi e/o gestionali etc. dalla manualità al Digitale con l’obbiettivo dichiarato di avere maggiore velocità, affidabilità e, cosa ormai fra le più importanti, maggiore efficienza energetica complessiva.

Tale obbiettivo è ormai condiviso in tutte le organizzazioni pubbliche o private che siano. A volte è percepito grandemente dall’esterno ed altre dall’interno dell’Organizzazione.

Pensiamo al nostro Ordine. Siamo entrati in epoca Covid-19 con tutte le procedure caricate su un server in cloud e gestite con dei semplici thin client, cioè meri terminali, collegabili dalla sede dell’Ordine o dalle abitazioni delle Segretarie in smart working. Può sembrare una cosa semplice ma non lo è stato affatto.

Ne è valsa la pena? beh, in termini di operatività locale non è cambiato (quasi) nulla ma in termini di sicurezza siamo entrati in un’altra epoca geologica. Pensate solo che prima i NAS per il backup erano fisicamente poggiati sul server. Beh, immaginate un semplice corto circuito, magari causato da un topino, cosa avrebbe comportato? Un vero disastro. Ma vi ho fatto percepire solo la punta dell’Iceberg.

E poi è arrivato il covid. Collegarsi da casa o dall’ufficio è diventata la stessa cosa.

Poi ci sono le procedure interne: amministrative, gestionali, per i corsi, per il protocollo (informatico)…

Infine ci sono le evidenze per chi guarda dall’esterno e fruisce dei servizi: Il nuovo sito, il sito culturale, le newsletter,….

Insomma, nell’arco di pochi anni l’intera gestione dell’Ordine ha attraversato un processo di profonda trasformazione… di transizione al digitale.

Come ci siamo organizzati per gestirla?

Depositario delle decisioni strategiche è rimasto il consiglio in prima persona. Per le decisioni operative è stato nominato, per l’appunto, un Responsabile per la transizione a Digitale (RTD), che sono io, che ha messo in piedi idee, progetti ed individuato le risorse necessarie. Infine, per poter “mettere a terra” tutti i progetti e far funzionare al meglio il sistema è stato nominato un Amministratore di Sistema (AdS), cioè un tecnico specialista, che attua i progetti ed assiste tutti gli operatori nelle problematiche quotidiane.

L’obbligo di nominare un RTD è datato 2017 per cui tutto quanto sopra è avvenuto “senza sconti”. Oggi, nel 2021, il CNI ha pensato di implementare un RTD nazionale, cioè un servizio centralizzato che possa supportare gli Ordini che non sono riusciti a farcela da soli.

Inoltre sta organizzando una “community” per condividere fra RTD territoriali e servizio centrale le tematiche che possono avere risposte comuni.

Livio Izzo

 

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Tutti ci siamo accorti di quanto i banner dei cookies siano diventati progressivamente più stringenti fino ad essere ormai opprimenti per cui benvenga questa stretta normativa che dovrebbe rendere più fluido e leale il rapporto fra il fornitore di informazioni ed i suoi fruitori.

Le nuove regole vanno decisamente in questo senso e basta citarne una: pigiare sulla crocetta di chiusura del banner passerà da chiusura-assenso a chiusura-non assenso. E con questo capovolgimento sarà più utile nei siti non essere così opprimenti per non essere cassati per i successivi sei mesi.

Al contempo, però, le sanzioni sono aumentate e sarà opportuno che chiunque abbia un sito riveda al più presto la gestione dei cookies: i sei mesi di “tolleranza” stanno per finire!

Alleghiamo due articoli molto istruttivi sul tema.

 

Il Cdr

 

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Tutti noi abbiamo una firma digitale ma pochi di noi sanno che ne esistono di due diverse specie e rilasciate su tre diverse tipologie di supporti, a seconda dell’uso che ne dobbiamo fare. Come Professionisti, è importante esserne coscienti e scegliere la forma che meglio si adatta alle nostre specifiche necessità.

Il CdR

 

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Parola d’ordine: “mai più off line”

Sì proprio così! La comunicazione digitale è diventata la base per trasmettere, partecipare, informare, riferire, annunciare, avvisare e tanto altro.

Questi sono stati i principali motivi che hanno stimolato ed indirizzato il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo, di cui anch’io mi onoro di essere parte attiva.

Infatti dopo la migrazione dell’Infrastruttura in cloud e dopo la creazione di un nuovo sito istituzionale, il Consiglio dell’Ordine ha fortemente voluto e dato vita anche ad uno specifico blog culturale: www.ingegneribergamo.online

Il notiziario cartaceo già da tempo destinato a scomparire, ha lasciato spazio al digitale attraverso un “blog” per stimolare i colleghi Ingegneri a riflettere sul Ruolo e sulla Professione nella nostra provincia, in Italia, in Europa e nel mondo.

Con queste modalità “on line” il Consiglio dell’Ordine ha voluto facilitare lo scambio di idee e di proposte tra gli Iscritti e permettere anche di avere una finestra verso l’esterno quale ad esempio la Scuola, l’Università, le Associazioni di categoria, gli Ordini professionali, la Pubblica Amministrazione ed il mondo che quotidianamente viviamo.

Quindi con la creazione del “blog culturale on line” abbiamo creato una grande apertura sia all’interno che verso l’esterno, permettendoci di scambiare moltissime informazioni, con un dialogo continuo  e sempre attivo.

 

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La pandemia da Covid-19, i cui devastanti effetti abbiamo tristemente sperimentato nella nostra cara terra bergamasca, ha sollecitato ovunque la spontanea iniziativa di quanti, avendo a vario titolo competenze specifiche, hanno ritenuto di poter dare la propria disponibilità a sperimentare nuovi strumenti che potessero essere di valido supporto e ausilio a supporto delle strutture ospedaliere e sanitarie nel trattamento dei pazienti colpiti dal virus

Dalla sinergia di competenze scientifiche, mediche, ingegneristiche, meccaniche e software, con il supporto di ricercatori dell’Istituto di Fisica Nucleare e sotto il coordinamento di Cristiano Galbiati si è costituito un gruppo di lavoro che ha visto man mano coinvolte oltre 250 figure di vari settori e discipline, che hanno ideato prima, e realizzato e testato poi un ventilatore polmonare a supporto dei malati.

Il lavoro, condotto senza sosta, ha portato alla realizzazione di uno strumento che si rende di grande interesse non solo a livello nazionale, ma che si inserisce di diritto in una dimensione internazionale nell’ottica di risolvere una criticità globale.

Di seguito nel dettaglio l’articolo di grande interesse illustra i contenuti del progetto divenuto preziosa realtà grazie alle sinergie interdisciplinari messe in campo.

 

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Energia dall’auto alla casa…… una inversione dei ruoli…… la nuova rivoluzione copernicana.

Avete i pannelli fotovoltaici? Avete notato quanta energia, purtroppo, cedete alla rete (Grid) a prezzi simbolici e quanta ne dovete riacquistare agli esosi prezzi di mercato?

Beh, se non avete mai fatto questi conti vi propongo il conto su di me.

Ho un impianto FV da 6 KW che produce mediamente 7 MWh/anno. Esattamente quanta ne consumiamo per casa (e studio). Per una parte di quella prodotta di giorno in esubero abbiamo un accumulatore da 3 KWh (che è costato 6.5 K€!) che ce la restituisce di sera fino ad esaurirsi. Poi attingiamo alla rete cui cediamo, di giorno, l’energia che l’accumulatore non riesce ad immagazzinare.

In totale: cediamo alla rete circa 4 MWh di giorno (e d’estate) per riacquistarla di notte (e d’inverno) ad un delta costo medio complessivo di circa 0.3 €/Kwh pari a 1.200,00€/anno.

Ma un’auto elettrica, anche se piccola-media, ha una batteria che può stivare dai 40 agli 80 kwh che, rispetto ai 3 del ns accumulatore, sono circa dalle 15 alle 30 volte superiori il che significa una capacità di accumulo totale di alcune volte la ns sovrapproduzione.

Se consideriamo una colonnina di ricarica, a doppio senso, con due attacchi e sapendo che le auto di famiglia, a ruotare, sono tre si può evincere una capacità di assorbimento del 100% della energia prodotta dall’Impianto nelle ore in cui, a rotazione, le auto siano presenti.

Se consideriamo un costo di installazione della colonnina di circa 5.000€ si evince che in 4 anni si è ammortizzato l’investimento: un vero affare! Se poi riusciamo anche ad applicare il superbonus 110% allora l’affare si amplifica ulteriormente e “ci crescono i soldi in tasca”!

Beh, non è fantascienza!

La tecnologia già esiste. Si stanno mettendo a punto i software di gestione e la normativa tecnica e fiscale relativa.

A Torino, la FCA stà già completando la sperimentazione sul campo abbinando i pannelli FV installati sulla pensilina del suo parco di auto elettriche (in)vendute e le batterie delle auto parcheggiate sotto.

E non è sola in questo impianto pilota.

Compreso il potenziale business, Terna ed Engie Eps sono i partner dell’impianto che si profila come il più grande al mondo!

Peraltro, il concetto si applica anche ad altre fonti di energia green e ad altre tipologie di accumulatori in una tecnologia che và sotto il nome di Smart Grid…. la socializzazione dell’energia pulita!

 

Livio Izzo

 

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V2G_Smart_Grid

V2G_Drosso_TO

 

 

 

 

 

 

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Il DM 560/2017 impone alle stazioni appaltanti della PA l’uso del BIM secondo la seguente tempistica:

  1. d) Per le opere di importo a base di gara pari o superiore alla soglia comunitaria dal 1/1/2022;
  2. e) Per le opere di importo a base di gara superiore a 1 milione di euro il 1/1/2023;
  3. g) Per tutte le altre opere dal 1/1/2025.

Inoltre impone che l’applicazione del BIM esegua obbligatoriamente 3 attività preliminari:

  1. a) Un piano di formazione adeguato;
  2. b) Un piano di acquisizione di software ed hardware adeguato;
  3. c) “Un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e gestione, i gestori dei dati e la gestione dei conflitti.”

La relazione di accompagnamento al DM 560/2017 definisce l’atto organizzativo come “un disposto amministrativo che permetta alla domanda pubblica di interiorizzare i processi digitalizzati all’interno delle strutture e delle pratiche organizzative correnti”.

E’ comprensibile, quindi, come tutte le organizzazioni pubbliche, anche di media grandezza, come il nostro Comune di Bergamo, si stiano organizzando per questo processo che individuerà una ridefinizione di tutta la struttura organizzativa preposta a commissionare la costruzione e/o la manutenzione di opere pubbliche.

L’articolo allegato, dell’Ing. Roberto Giangualano di Harpaceas, delinea i vari aspetti che questa riorganizzazione dovrà toccare per apprestarsi a commissionare e gestire i lavori pubblici con approccio e strumenti digitali ed interoperabili con tutti gli altri attori del processo costruttivo: Progettisti, Imprese etc.

Livio Izzo

 

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Atto_Organizzativo

 

 

 

 

 

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In questo articolo il collega Manzoni descrive quella che tra tutte le rivoluzioni industriali è forse la meno “visibile”, perchè non agisce direttamente e/o tangibilmente sui processi, sulle macchine o sull’uomo. E’, cronologicamente, la quarta è si basa quasi esclusivamente sul software che grazie alla sua meritata posizione di attore di primo livello migliora e innova l’industria come mai prima d’ora.

L’innovazione data del software si può trovare in molteplici campi della produzione industriale attraverso l’utilizzo del machine learning e dell’intelligenza artificiale applicate in ambiti quali la computer vision, il virtual sensing e l’anomaly detection.

L’ingegnere informatico in questo modificato scenario, con le sue capacità di analisi, sviluppo e gestione, assume un ruolo chiave per le fabbriche che diventeranno sempre più intelligenti, efficienti e produttive. Le università hanno già attivi percorsi di formazione per rispondere alle richieste dal mondo industriale e la disponibilità di materiale online, anche gratuito, porterà le aziende in un nuovo mondo dove il dato intangibile e prodotto tangibile salperanno per il futuro.

 

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trasformazione_digitale_delle_fabbriche

 

 

 

 

 

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Si parla sempre più spesso di andare nel cloud e di quali vantaggi ci siano nell’essere tra le nuvole, ma pochi avrebbero pensato di farlo in un periodo di emergenza come quello in cui ci siamo trovati non troppi mesi fa.
Eppure la volontà e la visione dei colleghi dell’Ordine che hanno creduto in questo progetto ci hanno fatto letteralmente “decollare”, in pochi mesi siamo passati da una infrastuttura che il suo tempo l’aveva fatto da un bel po’ ad una completamente rinnovata e che potrebbe essere d’esempio per altre realtà come la nostra.
Non è stato semplice ma in questo articolo ci sono tutti gli elementi per capire come questa cosa è stata possibile con i punti di vista dei principali attori di questo epocale cambiamento.

Buona lettura.

Ing. Alberto Bonacina

 

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Il_Giornale_dellIngegnere_n._7_settembre_2020_Edizione_Lombardia_BG

 

 

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