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L’opinione pubblica è spesso sollecitata a “schierarsi” sulla scelta della tipologia di trasporto: ferro o gomma? Le opinioni sono spesso contrastanti tra interessi generale e dei singoli, tra comodità e vivibilità, tra interessi dei produttori e tutela ambientale.

Il paragone è spesso effettuato tra l’autostrada e l’alta velocità, o tra la superstrada e la ferrovia locale. Le tipologie di trasporto cui si pensa in queste dispute sono però tradizionali: da una parte la classica vettura a benzina dall’altra il treno elettrico su rotaia.

L’articolo del prof. ing. Guido Caposio ci spinge a considerare anche “altro” o meglio una nuova generazione di trasporto vincolato, basato sulla levitazione magnetica. Interessante quindi l’analisi delle tipologie in essere ma soprattutto la conclusione che riporta all’analisi progettuale specifica (delle necessità e delle possibili soluzioni) per ogni scelta di merito.

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servizio-levitazione-magnetica-caposio

 

 

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E-fuel e Biocarburanti. Se ne parla molto ed è in atto una trattativa politica a livello europeo per considerarli o no sostenibili e carbon free.

La tecnologia è già presente nell’industria ma è opportuno comprenderne le implicazioni per farci un’idea su come considerarli.

Chi ha scritto questo articolo è un giornalista ben informato.

Cdr

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https://www.gazzetta.it/motori/la-mia-auto/23-03-2023/e-fuel-e-biocarburanti-cosa-sono-e-perche-se-ne-parla.shtml?refresh_ce

 

 

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Come Ingegneri Civili abbiamo a che fare tutti i giorni con il Calcestruzzo, come Progettisti, Direttori Lavori etc. e, giustamente, ci interessiamo delle prestazioni che quel materiale deve garantire al ns progetto o alla nuova costruzione ma non entriamo nelle sue caratteristiche fisiche, nelle diverse tipologie, classificazioni e norme che li regolamentano a seconda delle altre proprietà richieste: lavorabilità, durabilità, sostenibilità etc.

Ma qui siamo su un Sito Culturale, e non Formativo, e cogliamo tutte le occasioni per conoscere un pò meglio la vita professionale che ci circonda.

Ecco quindi che trovano spazio, video come questo, prodotto da Federbeton, che ha una finalità per l’appunto culturale, cioè di rendere disponibile al Professionista una carrellata semplice, scorrevole ancorchè puntuale del grande mondo, industriale e professionale, che sta dietro la Tecnologia del Cemento e del Calcestruzzo.

Io l’ho trovato molto stimolante e lo propongo ai Colleghi.

Livio Izzo

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https://www.youtube.com/watch?v=5R4fXimssbc&t=18s

 

 

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In tempi in cui i temi dell’efficientamento energetico degli edifici e della transizione ecologica sono tra i più importanti e attuali, la soluzione del tetto verde nella progettazione e ristrutturazione degli edifici assume una nuova rilevanza e un valore aggiunto per i notevoli vantaggi che può apportare sia al patrimonio edilizio che all’ambiente.
Uno studio del Centro Ricerche ENEA sta valutando e quantificando tutti i benefici dei green roof sia in termini di miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici sia in termini di emissioni di CO2. I risultati sono davvero interessanti, specie per i tetti piani su cui non si possano o non si vogliono installare pannelli solari.

CdR

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https://www.ingenio-web.it/33830-il-tetto-verde-per-la-sostenibilita-energetica-degli-edifici

 

 

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Nella convinzione di fare un’azione divulgativa non superflua, il Sito Culturale pubblica le slide utilizzate dall’ingegner Sergio Tosato e dal dottor Alberto Ciglia nella conferenza tenuta nel mese di dicembre, per Federmanager Bergamo, sul tema “Energia e Società – shock e transizione – un difficile equilibrio.”
Il percorso della conferenza, quindi delle slide, è stato lineare e il contenuto delle slide stesse è agevolmente comprensibile, anche senza commenti, da coloro che, come gli ingegneri, hanno una cultura scientifica di base. Sono una sintesi completa, facilmente integrabile per alcuni argomenti da chi avesse interessi specifici, che, partendo dalla preoccupante situazione attuale, dalle tecnologie in essere per contrastarla, indichi cosa è realisticamente possibile fare per mitigare l’impatto ambientale fino al raggiungimento della produzione di energia “pulita”, attinta a una fonte praticamente inesauribile, in quantità sufficiente a soddisfare le crescenti esigenze dell’umanità.
Non è ancora stato “praticamente” dimostrato che con la fusione nucleare si ottenga più energia di quanta viene richiesta per erogarla. Ci si arriverà, e, per il futuro dei nostri figli e nipoti, dobbiamo darlo per certo.
Non sarà sicuramente il 2050, perché non è un obiettivo che si possa fissare per decreto: potrebbe essere anche prima, perché necessariamente dopo? Al Tokamak in California, sperano prima.
Ma una volta realizzato il prototipo, quanto tempo ci vorrà prima che la realizzazione delle nuove centrali a fusione nucleare dia, in modo rilevante, il suo apporto alla soluzione della riduzione della CO2 in atmosfera? O per convincere la Cina ad abbandonare il carbone come principale fonte energetica? E non solo la Cina, dato che per ognuno degli otto miliardi di esseri umani presenti oggi sulla faccia della Terra, viene bruciata una tonnellata di carbone all’anno.

L’umanità ha davanti a sé una sfida quale non ha mai affrontato. Per di più ne è cosciente a tutti i livelli, perché i media non fanno che ricordarla. Bene fanno, ma il continuo martellare spaventa e può portare a decisioni irrazionali da parte delle forze politiche che vogliono voti, anche di chi è abituato a pretendere senza dare, lasciando ad altri il compito di risolvere i problemi.
In questa fase transitoria, come dovrebbe agire la maggior parte degli ingegneri, che opera ogni giorno sul territorio, lontano dagli avanzati centri di ricerca? Fare tutto il possibile perché quanto progetta sia indirizzato al massimo risparmio energetico e al minimo impatto ambientale, con le tecnologie a disposizione, e – cosa non secondaria – con la capacità economica dei nostri clienti.
Anche affinando anno dopo anno accorgimenti che non risolvono radicalmente il problema dell’inquinamento atmosferico e del consumo di fonti non rinnovabili, si possono ottenere, a medio termine, risultati non trascurabili.
Non è un compito secondario, perché non è detto che dall’osservazione di realizzazioni diffuse – sottoponibili ad un’analisi statistica – non sortiscano osservazioni o tecnologie originali, capaci di superare positivamente un’analisi costi-benefici complessiva, permettendo di “sopravvivere” senza catastrofi, in attesa che l’idrogeno “pulito” garantisca all’umanità, liberata da incubi e spettri, millenni e millenni di felice esistenza.

Gennaro Guala

N.B. Nell’analizzare le necessità bisognerebbe anche tener conto delle leggi dei grandi numeri, e non fare semplici divisioni o moltipliche.

 

 

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La tecnologia del CCS (Cattura e Stoccaggio della Co2) e del CCUS (Cattura, Stoccaggio ed Uso della Co2) sta attirando l’attenzione di chi opera in settori produttivi che attualmente rilasciano in atmosfera forti quantità di questo gas, conclamata causa dei cambiamenti climatici del nostro pianeta. In quest’articolo, un Collega dell’ENEA, ci lascia una panoramica informativa su questo argomento.

Il processo base, teoricamente più semplice, consiste: 1) cattura della Co2 dai combustibili fossili; 2) trasporto della Co2 ai siti di stoccaggio: 3) stoccaggio geologico in siti profondi. Si presume che questa procedura porterebbe ad un aumento dei costi industriali dal 5 al 10%.

Si pensa che anche l’utilizzo di E-fluid, se i reagenti utilizzati per la sintesi (H2 e Co2) sono di origine rinnovabile, così sarà il prodotto sintetizzato.

Sono in corso progetti (non molti) per testare i due procedimenti. Ad essi dovrebbero essere interessate le principali industrie che, come sottoprodotto di scarto, producono Co2 in quantità molto rilevante.

Il fatto che le due tecnologie non siano attualmente molto utilizzate, il parere personale di chi scrive questo abstract, è che la ricerca in questa direzione venga comunque portata avanti, perché potrebbe essere molto utile anche dopo il raggiungimento degli obiettivi che l’umanità si è fissata per il 2050.

GG

 

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Negli ultimi anni, il metaverso è diventato un argomento di grande interesse per gli ingegneri dell’ICT (Information and Communication Technology). Si tratta di un universo virtuale in cui gli utenti possono interagire con oggetti e persone, creando un nuovo mondo digitale in cui vivere e lavorare.

Il termine è stato coniato da Neal Stephenson nel suo romanzo del 1992 “Snow Crash”. Nel libro è una sorta di mondo virtuale a cui gli utenti potevano accedere tramite visori per la realtà virtuale e interagire con altri utenti in modo simile alla vita reale. Questa visione del futuro sembrava fantascientifica, ma oggi ci si avvicina sempre di più alla realizzazione di questo concetto. Negli anni successivi infatti , il concetto

è stato ampiamente adottato e sviluppato dalla comunità dei giochi online e dei mondi virtuali. Inoltre è stato sviluppato e raffinato da molte altre persone e organizzazioni, tra cui la società di tecnologia Oculus, di proprietà di Facebook, che sta lavorando per creare un metaverso che sia accessibile a tutti.

‌Il metaverso offre grandi opportunità per gli ingegneri dell’ICT. In primo luogo, consente di visualizzare in modo tridimensionale progetti edilizi e infrastrutture, testando soluzioni di progettazione in modo molto più rapido ed economico rispetto ai metodi tradizionali. In questo modo, gli ingegneri possono creare progetti più efficienti, con costi di costruzione ridotti e tempi di consegna più rapidi, oppure può anche essere utilizzato per la progettazione e lo sviluppo di nuove tecnologie. Ad esempio, gli ingegneri possono creare e testare robot, droni e altri dispositivi in un ambiente virtuale prima di costruirli nella vita reale. Questo approccio può essere particolarmente utile per la progettazione di sistemi di sicurezza e di monitoraggio, dove l’uso di tecnologie di realtà virtuale può aiutare a valutare scenari di emergenza in modo molto più preciso e veloce.

Il metaverso può anche essere utilizzato per migliorare l’interfaccia utente dei prodotti ICT. I designer possono utilizzarlo per testare diverse configurazioni di interfaccia utente e di interazione tra utente e prodotto, migliorando così la facilità d’uso e l’efficacia dei prodotti finali. Offre infine un’opportunità unica per gli ingegneri dell’ICT di collaborare in modo più efficace e globale. Gli ingegneri di tutto il mondo possono incontrarsi qui per condividere idee, risolvere problemi e sviluppare nuovi progetti in modo rapido ed efficiente. Uno dei principali vantaggi è che può offrire esperienze molto più coinvolgenti e immersive rispetto a quelle offerte dai videogiochi o dalle app tradizionali. Gli utenti possono interagire con oggetti virtuali, esplorare mondi fantastici e comunicare con altre persone in modo molto più profondo e significativo rispetto a quello che è possibile tramite i social media o le videochiamate. Questo può portare a una maggiore innovazione e a una più rapida diffusione delle migliori pratiche a livello globale.

Tuttavia, l’utilizzo presenta anche alcune sfide. In primo luogo, è importante garantire la sicurezza dei dati e la privacy degli utenti poiché potrebbero essere esposti a rischi come la sorveglianza, il furto di identità e la frode. In secondo luogo, è necessario affrontare i problemi di isolamento sociale e di dipendenza dalle tecnologie, garantendo che non sostituisca completamente la vita reale che potrebbe portare al crearsi una divisione tra coloro che possono permettersi di accedere al metaverso e coloro che non possono, creando una sorta di “divario digitale”.

In conclusione, il metaverso rappresenta un’opportunità unica per gli ingegneri dell’ICT di innovare, collaborare e migliorare il mondo in cui viviamo. Con la sua evoluzione gli ingegneri possono sfruttare il potenziale della realtà virtuale per creare soluzioni innovative e migliorare la qualità della vita delle persone. Tuttavia, è importante affrontare le sfide e garantire che sia utilizzato in modo responsabile e sostenibile, per creare un mondo digitale migliore per tutti.

 

 

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Costruire Top Down, specialmente i parcheggi interrati nelle grandi città, non è una tecnologia nuova ma, trattandosi di cantieri poco frequenti, non tutti i Progettisti si sono imbattuti in questo tema.

Peraltro, a seconda di come si presenta il cantiere, si possono imboccare strategie anche molto diverse che ottimizzano diversi scenari.

Questo video passa in rassegna proprio i paletti posti dai diversi scenari di cantiere e le possibili strade da percorrere, con diverse tecnologie incluso il Sistema a Nodo Umido Strutturale

(https://ingegneribergamo.online/sistema-costruttivo-a-nodo-umido-strutturale-lanello-di-congiunzione-fra-due-tecnologie-mature/

evidenziando le rispettive criticità e le specifiche soluzioni.

Ing. Livio Izzo

 

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L’utilizzo del CSS (Combustibile Solido Secondario, derivante dalla frazione secca non differenziabile dei RSU) al posto del gas sembra la via più naturale al risparmio sia economico che di produzione di Co2 (il CSS costa 1/16 del gas e produce molta meno Co2 di questo) ma in Italia stenta ad essere utilizzato e prende in massima parte la via dell’estero.

I fautori di questa sostituzione dicono che le resistenze sono ideologiche e non giustificate. Come Ingegneri penso che abbiamo il dovere di farcene la nostra idea e contribuire culturalmente al dibattito. Proprio lo scopo del nostro Sito Culturale.

Invito i Colleghi a condividere questo post sui propri profili social e ad esprimere la propria opinione.

Livio Izzo

 

 

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Nella convinzione di fare un’azione divulgativa non superflua, il Sito Culturale pubblica le slide utilizzate dall’ingegner Sergio Tosato e dal dottor Alberto Ciglia nella conferenza tenuta nel mese di dicembre, per Federmanager Bergamo, sul tema “Energia e Società – shock e transizione – un difficile equilibrio.”

Il percorso della conferenza, quindi delle slide, è stato lineare e il contenuto delle slide stesse è agevolmente comprensibile, anche senza commenti, da coloro che, come gli ingegneri, hanno una cultura scientifica di base. Sono una sintesi completa, facilmente integrabile per alcuni argomenti da chi avesse interessi specifici, che, partendo dalla preoccupante situazione attuale, dalle tecnologie in essere per contrastarla, indichi cosa è realisticamente possibile fare per mitigare l’impatto ambientale fino al raggiungimento della produzione di energia “pulita”, attinta a una fonte praticamente inesauribile, in quantità sufficiente a soddisfare le crescenti esigenze dell’umanità.

Non è ancora stato “praticamente” dimostrato che con la fusione nucleare si ottenga più energia di quanta viene richiesta per erogarla. Ci si arriverà, e, per il futuro dei nostri figli e nipoti, dobbiamo darlo per certo.

Non sarà sicuramente il 2050, perché non è un obiettivo che si possa fissare per decreto: potrebbe essere anche prima, perché necessariamente dopo? Al Tokamak in California, sperano prima.
Ma una volta realizzato il prototipo, quanto tempo ci vorrà prima che la realizzazione delle nuove centrali a fusione nucleare dia, in modo rilevante, il suo apporto alla soluzione della riduzione della CO2 in atmosfera? O per convincere la Cina ad abbandonare il carbone come principale fonte energetica? E non solo la Cina, dato che per ognuno degli otto miliardi di esseri umani presenti oggi sulla faccia della Terra, viene bruciata una tonnellata di carbone all’anno.

L’umanità ha davanti a sé una sfida quale non ha mai affrontato. Per di più ne è cosciente a tutti i livelli, perché i media non fanno che ricordarla. Bene fanno, ma il continuo martellare spaventa e può portare a decisioni irrazionali da parte delle forze politiche che vogliono voti, anche di chi è abituato a pretendere senza dare, lasciando ad altri il compito di risolvere i problemi.

In questa fase transitoria, come dovrebbe agire la maggior parte degli ingegneri, che opera ogni giorno sul territorio, lontano dagli avanzati centri di ricerca? Fare tutto il possibile perché quanto progetta sia indirizzato al massimo risparmio energetico e al minimo impatto ambientale, con le tecnologie a disposizione, e – cosa non secondaria – con la capacità economica dei propri clienti.
Anche affinando anno dopo anno accorgimenti che non risolvono radicalmente il problema dell’inquinamento atmosferico e del consumo di fonti non rinnovabili, si possono ottenere, a medio termine, risultati non trascurabili.

Non è un compito secondario, perché non è detto che dall’osservazione di realizzazioni diffuse – sottoponibili ad un’analisi statistica – non sortiscano osservazioni o tecnologie originali, capaci di superare positivamente un’analisi costi-benefici complessiva, permettendo di “sopravvivere” senza catastrofi, in attesa che l’idrogeno “pulito” garantisca all’umanità, liberata da incubi e spettri, millenni e millenni di felice esistenza.

Gennaro Guala

N.B. Nell’analizzare le necessità bisognerebbe anche tener conto delle leggi dei grandi numeri, e non fare semplici divisioni o moltipliche.

 

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