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Il tema “Soft Skill” sta diventando sempre di più un argomento centrale nella nostra professione. Accanto alle nostre amate Hard Skill, a partire da quelle scolastiche, a quelle tecniche gestionali, a quelle trasversali (sicurezza, salute, ambiente), fino alle più recenti sulle nuove tecnologie informatiche, ora sono arrivate in pole position anche le “Soft Skill”.

In effetti, non c’è momento del giorno in cui ognuno di noi non debba comunicare in modo corretto e chiaro, attraverso una leadership propositiva, all’ interno di team di lavoro stabile o che cambi continuamente. Abbiamo quindi scoperto che in realtà le Soft Skill sono importanti quanto le Hard Skill.

Detta in altro modo: le Hard Skill sono condizione necessaria, ma non sufficiente, per svolgere al meglio il proprio lavoro.

Le soft skill, comportamenti personali che ci aiutano a relazionarci con gli altri, sono quindi parte integrante del nostro lavoro.  Potremmo anche essere i migliori professionisti, con le migliori conoscenze tecniche, ma senza la capacità di collaborare e/o comunicare con gli altri, non possiamo ottenere risultati importanti. Trattandosi poi di comportamenti personali, sono molto diversi da persona a persona e sono anche difficili da cambiare.

Così si è formato, nel 2019, un Gruppo di Progetto SOFT Skill che ha elaborato e poi snocciolato un folto programma di eventi formativi. In un precedente articolo, uscito su questo sito, abbiamo dato un report “verticale” di un evento specifico, In questo articolo diamo conto dei temi che abbiamo affrontato nel Gruppo nel 2020 e di come ci predisponiamo per dargli un seguito nel nuovo anno appena iniziato (Seconda Stagione).

Ricordiamo che il GdP è aperto a tutti gli iscritti, previa comunicazione in

Segreteria.

 

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La notizia fà piangere! Siamo diventati così bravi a differenziare che come minimo ci aspettiamo un cambiamento climatico imminente per i nostri sforzi! Poi a Bergamo, al Nord…… ci sentiamo, a buona ragione, dei cittadini modello anche perchè differenziare costa fatica! E noi lo facciamo su una spinta razionale perchè vogliamo salvare, se non il mondo, almeno il mare, gli oceani da quella valanga di plastica…… E invece no! ben il 67% della plastica che differenziamo non è recuperabile come materia prima seconda! Si, ben due terzi!

E’ quanto si può leggere in uno studio realizzato nel dipartimento di ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano, coordinato dal Prof. Mario Grosso, che ci ha gentilmente concesso di pubblicare il loro articolo.

A pesare è la presenza massiccia di plasmix, ovvero un materiale plastico misto per il quale NON ESISTONO FILIERE STRUTTURATE DI RICICLO. E non finisce qui! Sebbene questo scarto potrebbe “almeno” essere recuperato come calore nei termovalorizzatori, ben il 19% di questo materiale viene conferito in DISCARICA (!!!???) “a causa della difficoltà di trovare altri sbocchi” (!!!???).

Insomma, invece di essere in un’isola felice, scopriamo che c’è ancora tanta strada da fare, che siamo solo all’inizio del percorso e che deve passare ancora molto tempo prima di capire che NON BASTA DIFFERENZIARE MA BISOGNA ANCHE INDUSTRIALIZZARE IL PERCORSO DEL RICICLO e qui servono ingegneri, industriali lungimiranti e politici con uno sguardo lungo.

 

Ing. Livio Izzo
Referente del Consiglio presso la
Commissione Ambiente ed Ecologia

 

P.S. Oltre all’articolo scientifico del Poli, allego anche l’articolo giornalistico che mi ha fatto scoprire questa miniera di informazioni. Ho chiesto ed ottenuto il permesso dall’Editore di allegarlo perchè magari può stimolare anche qualcun’altro ad approfondire questo affascinante e poco noto argomento.

 

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Si parla sempre più spesso di andare nel cloud e di quali vantaggi ci siano nell’essere tra le nuvole, ma pochi avrebbero pensato di farlo in un periodo di emergenza come quello in cui ci siamo trovati non troppi mesi fa.
Eppure la volontà e la visione dei colleghi dell’Ordine che hanno creduto in questo progetto ci hanno fatto letteralmente “decollare”, in pochi mesi siamo passati da una infrastuttura che il suo tempo l’aveva fatto da un bel po’ ad una completamente rinnovata e che potrebbe essere d’esempio per altre realtà come la nostra.
Non è stato semplice ma in questo articolo ci sono tutti gli elementi per capire come questa cosa è stata possibile con i punti di vista dei principali attori di questo epocale cambiamento.

Buona lettura.

Ing. Alberto Bonacina

 

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Il_Giornale_dellIngegnere_n._7_settembre_2020_Edizione_Lombardia_BG

 

 

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Chi si affaccia per la prima volta al Festival autunnale di Bergamo Scienza non può che rimanere letteralmente a bocca aperta! Tanti sono l’energia e l’entusiasmo che sprizzano da tutti i pori delle migliaia e migliaia di volontari che ruotano attorno a questa manifestazione che, nell’arco di quindici giorni, fa toccare tutti i punti di confine fra Scienza e futuro, scoprendo spesso che ciò che per noi è ancora futuro, in qualche realtà del mondo o in qualche laboratorio vicino casa è già realtà.

E’ per questo che la collaborazione fra Bergamo Scienza e l’Ordine degli Ingegneri di Bergamo è così di lunga data e così strettamente collaborativo: veramente non potrebbe essere altrimenti!

 

Piergiuseppe Cassone e Livio Izzo

 

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LOMBARDIA_BERGAMO_II

 

 

 

 

 

 

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