Filtra le notizie di tuo interesse

Auto elettrica?

E’ impossibile tentare di sintetizzare ulteriormente le singole parti di quanto ha pubblicato Gianfranco Benzoni, presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo sul Giornale dell’Ingegnere. Impostato su dati reali, abbastanza sconcertanti per chi vede l’auto elettrica come soluzione pressoché immediata dei problemi di emissioni di CO2 dovuti al traffico veicolare. Non preclude  la speranza – che ci sorregge comunque – che la fabbricazione delle batterie possa in futuro evolversi in “senso ecologico”, riducendo l’inquinamento ambientale, atmosferico e socio-politico (reperimento materie prime) legato alla loro fabbricazione.

Uno dei primi motori a scoppio quattro cilindri – visto in un museo  dell’auto nell’interno della Scozia – era costituito da quattro parallelepipedi di acciaio tenuti assieme  da reggette metalliche. Qualche passo avanti è stato fatto, sia meccanico che nel rendimento: certamente non potrà essere superato quello del ciclo di Carnot, o di Otto, ma ci si è avvicinati. Perché dobbiamo pensare che ciò non sia possibile per le batterie e motore elettrico?

La durata di una batteria odierna è di cinque anni, Raggiunge la “neutralità” con le auto in circolazione (l’auto in studio), dopo circa 75.000  Kilometri,

tenendo conto che gli studi finora effettuati sono rivolti alle mini-auto per trasporto urbano  o limitato ai 100 km di autonomia e che la capacità della batteria decresce ad ogni ciclo di carico/scarico. Quindi non è cautelativo prevedere per il futuro (la considerazione conclusiva dell’autore non è dettata da pessimismo) che, indipendentemente dai costi complessivi, per rispettare il Protocolli di Kioto, l’energia elettrica di alimentazione dovrebbe provenire completamente da fonti rinnovabili.

 

Gen Guala

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:

Considerazioni su “Innovazione e Bellezza”

 

Sono certo che i lettori sono in grado di gustare fino in fondo questo elogio alla bellezza di Pier Giuseppe Cassone. Innovazione e Bellezza, per essere precisi, il che vuol dire qualcosa di  leggermente diverso. E funzionale e duraturo, nello stesso tempo. Bisogna essere ottimisti, per pensare di poter raggruppare tutte queste quattro prerogative in norme stringenti, UNI o ISO che siano: le norme, volere o no, impongono al futuro esperienze passate. Per andare avanti, chiedono di essere interpretate non pedantemente applicate.

La bellezza, dev’essere la stella polare cui deve tendere l’innovazione. Bellezza che si trova tanto nelle soluzioni matematiche semplici di problemi complessi, dice Cassone, quanto nell’iPod di Steve Jobs.

Forse, io dico, sono necessarie sensibilità diverse per comprendere l’uno  e le altre: una moltitudine ha apprezzato per la sua bellezza della creazione di Apple, senza intuirne la complessità nascosta; solo chi possiede ottime cognizioni scientifiche è in grado di riconoscere le altre.

Un appunto marginale: è ancora più difficile vedere nella padronanza delle tecniche creative e artistiche di Dalì, l’anticipazione di un mondo a n dimensioni. E’ evidente la sua capacità di rappresentazioni  tridimensionali, anche di insondabili profondità, senza ricorrere a giochi prospettici, ma l’unica opera in cui, personalmente, ho “sentito” di trovarmi di fronte a dimensioni sconcertanti, è quella della cala con sfondo di rocce, in cui, in primo piano, sulla spiaggia sabbiosa il cane solleva un lembo della superficie dell’oceano. Spero non sia un mio sogno surreale, perché non ho più rintracciato quel quadro in nessuna mostra o catalogo.

Restringo il campo all’architettura, visto che in capo all’articolo spicca un particolare del museo di Frank Gehry sulla riva del Nerviol a Bilbao. La poetica  di Gehry e tutta orientata verso la bellezza e l’innovazione. mi era inizialmente sfuggita: andando al MIT, ho visto il Data Maria Stata Center dalla parte preesistente del complesso, una serie infinita di finestre squadrate, e avevo pensato: se questo è Gehry andiamo bene! Nessuno mi aveva suggerito di recarmi a vedere la parte su cui Gehry era intervenuto con la sua dirompente innovazione. Di conseguenza, qualche anno dopo, non mi ero spiegato il salto di stile (la poetica, se preferite) fatto nell’Experience Music Projet di Seattle, con gli occhi abbagliati dai cromatismi delle sue forme amebiche.

Un’infinità di persone conosce un piccolo scorcio del Guggenheim Museum di Bilbao. La copertura di uno dei volumi espositivi su cui scendeva, armoniosamente ondeggiante sul suo skateboard, una succinta fanciulla che pubblicizzava non ricordo quale prodotto. Ho avuto la sfortuna vederlo, l’edificio, nel suo rivestimento grigio argento patinato, in una tediosa e grigia giornata di afa, un cielo inesistente ed il fiume torbido fra le sue sponde in cemento. Il gioco dei volumi, appiattito dalla mancanza di ombre, in gran parte perduto, riservato a occhi attenti  e curiosi.

Ho parlato di Gehry; non c’è forse innovazione e bellezza e funzionalità nel Centro Pompidou a Parigi?

E nella Chiesa del Giubileo 2000  di Meier, non si è cerata anche la durabilità, caratteristica indispensabile  per opere destinate al culto? Ho citato la Chiesa, riportandone un’immagine, perché è un’opera in cui sono stato coinvolto in prima persona, realizzabile solo con tecniche, mai utilizzate in edilizia e tali da spaventare parecchie imprese  costruttrici per la loro carica innovativa. La traccia di queste tecniche è rimasta, e si ritrovano, ad esempio, nella costruzione del grattacielo di tremila metri a Chicago.

Un’ultima considerazione sulla bellezza: caratteristica intrinseca di un’opera che deve reggere al giudizio del tempo. Innovativa, quando è stata realizzata, ma non  più attuale nel 2000.

Esempio. il tempo dorico nell’antica Grecia, la cattedrale gotica di Chartes nel Medio Evo, il Barocco romano, qualche secolo dopo e, se volete, le Isotta Fraschini dei primi anni del ‘900. Cosa che non si potrà dire dei mostri che sorgono in tutte le parti del mondo solo perché ci sono tecniche per realizzarli.

 

Gen Guala

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:

Di estremo interesse questa modellazione di una passerella di 146 metri, sostenuta e stabilizzata con cavi dall’alto e dal basso. Sia in esercizio che  nelle singole fasi di costruzione. La lettura è di pochi minuti ma fa “vibrare” l’Ingegnere che è in noi.

Con proporzioni molto diverse, la stessa soluzione era stata adottata da Sergio Musmeci, per risolvere il problema delle oscillazioni, nell’affrontare lo studio  del ponte sullo Stretto di Messina, per il primo concorso di idee, Mezzo secolo fa., e aveva avuto il primo premio.

Allora non c’erano  programmi per i calcoli strutturali e la simulazione delle azioni che possono sollecitare un ponte  sviluppate successivamente.

Con un po’ di orgoglio si può constatare che le intuizioni che germinano nella testa di un ingegnere, anche se difficilmente attuabili al momento, diventano uno stimolo per altri, e portano i loro frutti in futuro.

GG

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:

Il Ponte San Michele, che supera la profonda forra creata dall’Adda fra gli attuali Calusco e Paderno, cara già a Leonardo da Vinci, ha rappresentato una sfida della mente umana. Più in particolare di  quella del progettista ingegner Julius Rothlisberg, direttore nazionale delle Officine di Savigliano che ne hanno realizzato le strutture metalliche. Possiamo rendercene conto pensando sia agli strumenti di calcolo, sia ai materiali di allora. Compito non facile, anche se meno arduo, è spettato a chi ha dovuto nel tempo verificarne la capacità portante al variare delle condizioni di carico, sia stradali che ferroviarie, Il più importante intervento, che ha modificato la struttura dell’impalcato stradale, risale al 1972, ma interventi secondari e verifiche di portanza si sono susseguite nel tempo.

Bisogna tener presente che l’intervento strutturale al fine di ripristinare prestazioni di servizio su opere monumentali comporta sovente impegni economici superiori a quelli preventivabili per opere di nuova realizzazione. Quindi, nel caso in esame, la valutazione dell’importo stanziato per il ripristino del transito stradale e ferroviario che usufruisce del ponte non può prescindere dal confronto con gli “effetti negativi” che la sua chiusura avrebbe comportato e comporterebbe dal punto di vista economico e sociale sul territorio, di cui l’opera rappresenta uno snodo cruciale.

Contemporaneamente, ci è lecito pensare a che assetto urbanistico più razionale avrebbero avuto i centri interessati se già dalla metà del secolo scorso si fosse pensato a creare una nuova struttura, almeno per il transito veicolare. Ci sono stati tanti progetti, tutti rimasti sulla carta. Valutare cioè, anche gli “effetti negativi”, che conseguono al volere a tutti i costi mantenere all’opera le funzioni per cui era stata voluta. (Mantenere l’opera stessa, visto che lo merita, è un discorso a parte).

Sarebbe un bell’argomento, meritevole dell’esame della nostra Commissione Urbanistica.

Voglio solo ricordare che, per ridurre l’impatto dei vagonetti della teleferica che portavano il materiale al cementificio di Calusco, la Società che lo gestiva aveva realizzato un tunnel lungo quasi 20 Km, che, sempre da Calusco saliva, e sale tuttora fino a Col Pedrino, sottopassando la valle nei pressi di Pontida.

Con questo non si vuol assolutamente sottovalutare l’impegno richiesto dalle verifiche riportate nei seguenti contributi, che hanno assicurato al ponte, con tutte le limitazioni già in essere, con un monitoraggio pressoché continuo, una ulteriore vita di dieci anni. E che in dieci anni sarà praticamente impossibile inventare un nuovo tracciato per la ferrovia. Traetene le conseguenze.

Gennaro Guala

 

Absrtact

Ora il ponte è stato rinforzato e verificato per rendere possibile il transito sull’impalcato ferroviario dei mezzi d’opera concordati con RFI e un transito stradale limitato, non contemporaneo a quello ferroviario (a meno del caso eccezionale del transito di veicoli di emergenza il cui passaggio sull’impalcato stradale è sempre consentito). È stato inoltre studiato e reso possibile, su richiesta della Committenza, il transito sulla struttura dei nuovi treni regionali tipo “Pop” e “Rock”, denominati rispettivamente Donizetti e Caravaggio e presenti nella flotta di Trenord e maggiormente gravosi per il Ponte.

Tutti questi obiettivi sono stati positivamente raggiunti nell’arco di “soli” due anni dalla chiusura, riaprendo il Ponte San Michele al traffico a settembre 2020, tre mesi in anticipo rispetto al programma lavori, nonostante le sopraggiunte difficoltà a seguito della pandemia.

Le verifiche strutturali hanno tenuto conto dello stato di ammaloramento del Ponte, degli elementi rinforzati e delle caratteristiche del materiale originale. Il livello di sfruttamento delle sezioni è stato limitato per tenere in conto di tutti i fenomeni precedentemente descritti che, inevitabilmente, caratterizzano una struttura con una storia di servizio di questo tipo. In esercizio, il comportamento strutturale del Ponte sarà seguito da un impianto di monitoraggio continuo, come accade per tutte le opere di importanza singolare. I rilievi strumentali oltre a consentire un controllo diretto di molti parametri, saranno oggetto di report periodici (ogni sei mesi, corrispondenti ai cicli di caldo/ freddo) e saranno organizzati in modo da creare una serie storica che segua il comportamento del Ponte negli anni. Scadenze fisse e occasione di ulteriori valutazioni complessive saranno i collaudi sessennali che le norme ferroviarie prescrivono per i ponti metallici.

Detto questo, va ricordato che vi sono tuttavia fenomeni ammaloramenti

irreversibili con i quali, grazie ai lavori svolti e ai controlli attuali e futuri, si potrà convivere in sicurezza per un periodo di circa una decina d’anni. Trascorso questo lasso di tempo, sarà necessario un cambio di destinazione d’uso del Ponte, prevedendo nel mentre strutture di nuova realizzazione per il traffico stradale e ferroviario.

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:

L’impatto (del minicodice) sarà sicuramente importante. Come per il Codice di Prevenzione Incendi nel 2015 ci saranno una parte degli stakeholder che cercheranno di frenare, di conservare quanto consolidato negli anni, ma nulla si potrà fare per evitare il progresso tecnologico, normativo e quindi il miglioramento della reale sicurezza in caso di incendio nelle aziende italiane.

Riporto le parole dell’ex capo del CNVVF Ing. Fabio Dattilo nelle quali trovo la motivazione quotidiana nel contribuire con la mia professione a garantire la sicurezza antincendio nelle aziende italiane: “L’ingegnere che svolge attività nel campo antincendio deve riuscire a far capire al proprio committente che lui sta collaborando a risolvere problemi.

Deve far capire che fa parte della strategia aziendale. Se riesce a far questo ha venduto bene il suo prodotto, un prodotto di non poco conto. Deve far capire che il suo lavoro è quello di risolvere i problemi e non essere il problema”.

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

Condividi:

Seguendone il progresso dell’iter di adozione, il CEN-CENELEC ha preparato un’analisi del progetto di revisione del Regolamento sui prodotti da costruzione che ha reso disponibile agli Organi Tecnici del CEN ed al mercato europeo.

Alleghiamo il documento del CEN-CENELEC in originale ma sintetizziamo brevemente i contenuti salienti del Progetto della Commissione Europea.

La Proposta (allegata), presentata formalmente il 30-03-2022 dopo alcuni anni di gestazione a seguito della sentenza James Elliot del 2016

https://ingegneribergamo.online/nelleuropa-della-marcatura-ce-e-in-corso-una-rivoluzione-del-quadro-di-riferimento/, mira a realizzare un mercato unico dei prodotti da costruzione ben funzionante e contribuire agli obiettivi della transizione verde e digitale, in particolare quella moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva.

Prima di tutto l’ambito della proposta di Revisione del CPR è stato esteso rispetto all’attuale. La proposta si applica ai seguenti prodotti:

  • Prodotti da costruzione
  • Prodotti e servizi relativi alla stampa 3D
  • prodotti da costruzione fabbricati in cantiere per l’immediata incorporazione in opere edili, senza separata azione commerciale per l’immissione sul mercato;
  • Parti chiave o materiali se richiesto dal produttore;
  • kit o assiemi, la cui composizione è specificata e disciplinata da specifiche tecniche armonizzate;
  • case unifamiliari prefabbricate di superficie calpestabile inferiore a 180 mq ad un piano o di superficie calpestabile inferiore a 100 mq su due piani.

In merito ai contenuti tecnici copribili dalla marcatura CE, questi vengono ampliati moltissimo e ripartiti in due gruppi principali:

1)            Le caratteristiche Essenziali e le Prescrizioni Tecniche (Annesso I parte A) sia in merito alle esigenze costruttive che ambientali;

2)            Le caratteristiche connesse al funzionamento appropriato ed alle prestazioni dei prodotti (Annesso I parti B, C e D).

Le prime saranno obbligatorie e saranno certificate da una Dichiarazione di Conformità.

Le seconde saranno facoltative e saranno certificate da una Dichiarazione di Prestazione.

La marcatura CE testimonierà almeno una delle due dichiarazioni.

Il documento presenta anche una analisi SWOT del Progetto, una disamina dell’analisi critica della situazione attuale ed una schematizzazione anche grafica della Proposta.

 

Livio Izzo

Referente del Consiglio c/o CdR

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

Condividi:

Il contributo è un approfondimento sull’abbattimento dei rumori da calpestio, ma in particolare di quelli a basse frequenze.

Rumori che tutti conoscono, se abitano una casa multipiano costruita negli anni in cui il problema non era ancora stato compiutamente affrontato, Rumori generati dalla signora che cammina in casa con le scarpe dal tacco alto e dal bambino che corre avanti e indietro per scaricare la sua energia.

I sistemi di abbattimento dei rumori di calpestio con  frequenza dai 100 ai  3150 Hz, sono normalmente costituiti da materassini tradizionali, più o meno isolati dalle pareti perimetrali. La normativa esistente può dare indicazioni in proposito. Il testo riporta come si possa, per via sperimentale, simulare la vivace corsa di un bimbo.

Ci sono casi più complicati, in cui il rumore risale dal basso verso l’alto, o di abbattimento a livello di impercettibile di rumore di fondo di una palestra posta sopra delle aule scolastiche. In questi casi sono necessari sistemi di isolamento puntiformi o a nastro, veri e propri smorzatori di energia,, che necessitano  di un’accurata scelta o progettazione. Questi ultimi due casi sono sviluppati dagli autori, che li hanno corredati con i risultati delle sperimentazioni e relative misurazioni (riportate in grafici suggestivi) effettuate.

GG

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

Condividi:

Il datore di lavoro è il nuovo soggetto destinatario di obblighi formativi.

È indubbio ed estremamente opportuno che tale fondamentale figura della sicurezza sia consapevole del proprio ruolo e dell’importanza dell’integrazione della gestione della sicurezza nella gestione aziendale.

Ancora non sappiamo quali siano i contenuti di questa formazione obbligatoria. Tuttavia alcune riflessioni sono forse necessarie.

La formazione fatta finora per le altre figure della sicurezza – lavoratori compresi – non è risultata essere così efficace come ci si aspettava. Negli ultimi anni se ne è fatta molta, ma i numeri degli infortuni non sono calati. Perché quindi decidere di estendere l’obbligo ad altre figure invece di pensare a soluzioni di diversa natura?

Il Testo unico non aveva previsto una specifica figura da affiancare al Datore di lavoro al fine di fornire tutto il supporto tecnico necessario? Era veramente necessario prevedere altra formazione o si poteva puntare sulla valorizzazione delle figure del RSPP e del Medico competente affinché il datore di lavoro ne comprendesse in pieno utilità e potenzialità?

E infine, le scelte del legislatore – ancora una volta – sono state condizionate dall’urgenza di dare risposte piuttosto che valutate e ragionate per dar loro coerenza e piena efficacia?

Non resta che attendere il 30 giugno prossimo – data assegnata alla Conferenza Stato Regioni per definire durata, contenuti minimi e modalità della formazione – per comprendere meglio le intenzioni di queste nuove disposizioni.

Tuttavia, pur di avere un Accordo dai contenuti solidi e di univoca interpretazione, siamo certamente disposti ad attendere qualche mese di più.

Chiara Marinoni

Commissione Sicurezza

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:

Il Futuro è sempre più “Oggi”!

La digitalizzazione del Codice di Prevenzione Incendi e delle relative pratiche autorizzative è oggetto di un lavoro svolto con il Dipartimento dei Vigili del fuoco ormai giunto al momento della prototipazione. Per descrivere il lavoro svolto e come cambierà tutto l’iter di una “pratica antincendio” vi proponiamo questo articolo scientifico scritto dai colleghi Professionisti che si sono co-impegnati in questo progetto e, a mò di abstract, ve ne anticipiamo le conclusioni”.

“Il progetto del Fire Digital Check, avviato nel 2019, è tutt’ora in corso per riuscire a trovare le soluzioni più ottimali per digitalizzare i tre obiettivi alla base dello stesso progetto. Il contributo che con questo articolo ci si pone è quello di introdurre i concetti principali che sottendono alla complessiva iniziativa, a valenza tecnico – amministrativa – giuridica. Iniziativa questa che vede coinvolte molteplici figure che collaborano con un’unica finalità. Il prossimo passo è quello di testare il processo su un progetto al fine della sua validazione e/o per verifica da parte di un comando provinciale.”

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:

La domanda che (si) fa la Collega Michela Bendotti è cruciale.

Ma spesso ce la facciamo solo in termini di produttività: come sinonimo di “potrei produrre di più se mi organizzassi meglio?”

Poco spesso come sinonimo di: “sarei meno stressato se mi organizzassi meglio?”

Naturalmente sono valide entrambe e la riflessione proposta è opportuna perchè ci aiuta a venire in contatto con le nostre risposte….

 

continua la lettura:

 

 

 

 

 

 

Condividi:
replica Rolex replica watch