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Qualsiasi accadimento della vita professionale da cui potrebbe nascere una richiesta di risarcimento – anche laddove si ritiene di non avere responsabilità -costituisce una “circostanza” da segnalare tempestivamente alla propria compagnia di Assicurazione, al fine di consentire la migliore gestione della pratica ed al fine, cautelativo, di ottemperare ad una clausola di polizza.

Ing. Cristina Marsetti

 

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IL_TALLONE_D_ACHILLE_DELLE_POLIZZE_ALL_RISKS_-_l_obbligo_di_segnalazione_delle_circostanze

 

 

 

 

 

 

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In questo articolo il collega Menapace parte con l’analizzare il significato di innovazione così come definito dalla norma UNI EN ISO 56000:2021 “Gestione dell’innovazione – Fondamenti e vocabolario”.

Viene evidenziato come l’innovazione, indipendentemente  dall’ “entità” oggetto stessa dell’innovazione (processo, prodotto, servizio, organizzazione, metodo, modello di business …),  si fondi essenzialmente, oltre che sul grado di novità (considerato dal punto di vista spaziale, temporale e culturale) e sul suo impatto (che distingue l’innovazione in incrementale, radicale o dirompente), soprattutto sulla capacità di generare  “valore” in qualunque modo esso sia misurato.

Portando l’attenzione al settore delle costruzioni (che vale il 13% del PIL mondiale) ed alla serie di problemi che lo affliggono ritardandone rispetto ad altri settori lo sviluppo, Menapace giunge ad evidenziare come la creazione di valore ancor più che sulla creatività e sulla ricerca si debba fondare sulla strutturazione di un “sistema” che assicuri la corretta armonizzazione di tutti i processi e  le attività in modo integrato e correlato  al fine di massimizzare le opportunità di successo delle stesse iniziative di innovazione in maniera sistematica, come proposto dalla UNI EN ISO 56002:2021.

La chiave di svolta sarà poi, sempre secondo Menapace, estendere quest’approccio dal sistema della singola organizzazione a tutta la filiera delle costruzioni per creare un vero e proprio ecosistema dell’innovazione.

Mi fa piacere ricordare il corso organizzato nello scorso gennaio con il collega Menapace dall’Ordine degli Ingegneri di Bergamo e di Trento insieme alla Rete Edinnova ed al Consorzio Habitech, organizzazioni nate proprio affinché la realizzazione di un ecosistema di innovazione nel settore dell’edilizia e delle costruzioni non rimanga una mera utopia.

Ing. Piergiuseppe Cassone

 

Rappresentante della Delegazione Italiana

presso ISO/TC 279 e Coordinatore del

Gruppo di Lavoro  UNI/CT 016/GL 89

 

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articolo

 

 

 

 

 

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Non se ne parla molto ma il recente massiccio aumento dei prezzi dei materiali e della elettricità proviene, indirettamente e paradossalmente, da un meccanismo nato per spingere l’efficienza e la decarbonizzazione dell’Industria, L’ETS (Emission Trading System), ma direttamente dalla speculazione finanziaria che ci si è appoggiata sopra.

In allegato proponiamo lo studio definitivo NOMISMA ENERGIA, commissionato attraverso Confindustria dai principali player del settore Hard To Abate, sulle Dinamiche dei prezzi delle EUA (European Union Alllowances, cioè i diritti di emissione), sul contrasto alla speculazione,sull’ efficienza del mercato e sui costi per l’industria italiana.

Il rapporto presenta dapprima un inquadramento generale del funzionamento del sistema ETS (assegnazioni e aste), perchè tutti possano capirne il meccanismo e le implicazioni sulla nostra economia, e poi svolge un’analisi prima finanziaria e poi statistica volta ad evidenziare il ruolo della speculazione e i problemi di efficienza insiti nel meccanismo delle aste.

L’ETS prevede la gestione regolata di quote di emissione di CO2 da parte delle imprese ed è stata implementata, nel 2005, a seguito degli accordi di Kyoto.

Ha funzionato egregiamente per una quindicina di anni fino a quando la speculazione finanziaria ha iniziato a scommettere sui rialzi futuri, determinando un conseguente aumento delle quote attuali, anche del 100%, e portando i costi a non poter essere sopportati se non alzando i prezzi dei materiali energy intensive.

Tutto questo è causa dei recenti repentini e macrospopici rialzi dei prezzi di materiali come l’acciaio ed il cemento che sono al contempo energivori e produttori diretti ed indiretti di CO2.

Specifico che il documento allegato è di una completezza e chiarezza estremi, basato prevalentemente su immagini e relative didascalie  e si scorre in non più di mezz’ora.

 

Livio Izzo

 

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NE_NOMISMA_ENERGIA_ETS_ENERGY_INTENSIVE_20210514

 

 

 

 

 

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In questo articolo, Andrea Dari fà una analisi lucida, istruttiva ma anche spietata dei problemi sull’ambiente, in particolare dalla produzione di CO2, e delle guerre commerciali in corso.

Ma non si limita a denunciarne la dimensione e l’impatto sulla vita economica di tutti noi ma indica anche i percorsi principali per uscirne.

Nell’abstract un estratto significativo del tema.

Nell’allegato, l’articolo completo.

Da non specialista, l’articolo mi ha affascinato: dà una informazione e visione globale del tema come non ero ancora riuscito a ricostruire.

Tanto di cappello!

Livio Izzo

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Per ridurre l’impatto sul clima da parte dell’industria e del trasporto aereo, 31 Paesi hanno firmato un patto che limita le emissioni prodotte. Questo patto interessa circa il 45% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE e riguarda ovviamente anche il raggiungimento dell’obiettivo 13 (e ovviamente altri).

Cosa prevede questo patto?

In sostanza, dal 2005 l’Unione Europea ha istituito una specie di mercato delle emissioni di CO2, conosciuto anche come ETS (Emission Trading System), che è di fatto la principale politica comunitaria per contrastare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. L’ETS è il primo mercato al mondo di CO2 e si basa sul principio del “cap and trade” (“limita e scambia”).

Per ridurre le emissioni dei settori industriali, l’Unione ha fissato il totale di emissioni di gas serra (cap) dei diversi settori: le aziende hanno a disposizione un numero fisso di “quote”, che ufficialmente si chiamano European Emission Allowance (EUA), ognuna delle quali permette l’emissione di una tonnellata di CO2 in un anno solare.

Negli anni il tetto massimo è stato progressivamente abbassato, in modo da ridurre anche le emissioni di gas serra nell’atmosfera, e calerà progressivamente, costringendo tutte le aziende a inquinare di meno. Le quote assegnate ogni anno sono però cedibili: le aziende possono ricevere o acquistare all’asta le quote da altre aziende o, nel caso in cui riescano a ridurre le emissioni dei propri impianti, possono rivendere le loro quote ad aziende che rilasciano emissioni clima alteranti (trade). L’importante è che il tetto massimo di emissioni a livello europeo non venga sforato, in quel caso è prevista una multa per le aziende che hanno emissioni clima alteranti superiori a quanto permesso dalle quote verdi in loro possesso (che più o meno si aggira intorno ai 100 euro per tonnellata di CO2).

Dal 2013 al 2020, il tetto massimo di emissioni concesse alle centrali elettriche e alle industrie ad alta intensità energetica (cioè quelle che producono ferro, alluminio, cemento, vetro, cartone o acidi) è stata diminuita dell’1,74 per cento ogni anno. Da quest’anno, il 2021, fino al 2030 la riduzione sarà del 2,2 per cento annuo. Il primo obiettivo era quello di arrivare a un calo complessivo per questi settori del 21 per cento nel 2020 rispetto ai livelli del 2005 (quando venne istituito l’ETS) e di almeno il 43 per cento entro il 2030.

Questa riduzione ha spinto i prezzi del carbonio in Europa a raggiungere il massimo storico di quasi 40 euro per tonnellata di CO2 equivalente. Ma non è solo un problema di «domanda industriale»: l’anno scorso il valore dei mercati globali del carbonio ha raggiunto il record di 229 miliardi di euro, un aumento di cinque volte rispetto al 2017. Il sistema di scambio delle emissioni (ETS) dell’UE rappresenta quasi nove decimi di quel valore e di quella crescita (quello della Cina è appena iniziato). Nel 2020 circa un miliardo di euro di permessi di emissione è passato di mano al giorno, così come un sacco di opzioni e contratti futures. Il mercato sta entrando nel mainstream finanziario, con centinaia di società di investimento che vi operano. Il rischio è quindi che il costo di questa «nuova materia prima» sia oggetto di speculazioni finanziare, che possono avere ricadute terribili sulle strategie industriali internazionali.

Per comprenderlo basta vedere che nel 2020 erano circa 230 i fondi d’investimento che detenevano futures legati alle quote, contro i 140 del 2019. Rappresentano solo il 5% circa del mercato dei futures, ma è una quota crescente e rialzista. Le posizioni lunghe, o le scommesse che il prezzo salirà, sono raddoppiate da novembre. Molti analisti si aspettano che l’obiettivo del 55% dell’UE richiederà un calo del numero di quote e un aumento dei prezzi, forse verso gli 80 euro a tonnellata.

La fine dell’industria europea?

Pensiamo ora all’Italia e prendiamo il caso «Cemento». Il Cemento è un prodotto insostituibile. Non si può realizzare una fondazione, l’involucro di una galleria, le pile di un pinte, le traversine di una rete ferroviaria, le banchine di un porto, una pavimentazione industriale … con altri materiali. E la maggior parte delle opere di costruzione sono realizzate con materiali cementizi. Dopo l’Acqua il Calcestruzzo è il componenti più utilizzato al mondo. L’industria del cemento è quindi strategica per un Paese, dipendere dalla fornitura esterna vuol dire dare a terzi le chiavi degli investimenti in infrastrutture, in gestione dell’ambiente costruito, ….

L’industria del Cemento produce però CO2 e quindi le aziende devono acquisire quote di CO2 per produrre cemento. A 40€ la tonnellata, la CO2 già incide per il 50% dei costi di produzione del cemento. A 80 euro la tonnellata cosa succederà?

È vero che una parte di CO2 viene data «in omaggio» da ogni Paese per contrastare lo squilibrio commerciale internazionale, ma come abbiamo già visto sono oltre tre anni che questa quota è insufficiente per coprire il problema. A distanze ravvicinate, affacciati sul mare mediterraneo ci sono Paesi che non hanno firmato il protocollo di Parigi, che non hanno stabilito limiti per la CO2. Stando ai dati aggiornati a settembre 2018, sono 53 le iniziative globali che prevedono uno schema di “carbon pricing”. Nel 2018 queste misure hanno coperto soltanto il 19,8% delle emissioni annue di CO2 in tutto il mondo.

Detto in altri termini, circa l’80% delle emissioni di CO2 globali non prevede alcun tipo di regolamentazione.

Diventeranno i nuovi Paesi industrializzati degli anni 2030?

È chiaro quindi che le scelte che si devono compiere per migliorare l’obiettivo 13 devono tenere conto della necessità di non calpestare gli aspetti inerenti l’obiettivo 8, ovvero, come ho già scritto, promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti.

Come farlo?

Chicco Testa nel libro «Elogio della crescita felice» affronta questi temi con cinica lucidità. Tra gli altri analizza il tema dell’energia, ed evidenzia come oggi l’energia più «pulita» che abbiamo a disposizione è quella nucleare. Ed è anche la più economica. La Francia ha quindi un doppio valore competitivo rispetto all’Italia: produce un’energia che costa meno e consuma meno CO2. Ma è una scelta politicamente difficile. Da noi abbiamo scelto in modo diverso.

Soluzioni: i “dazi climatici”?

Guardando a quali Paesi hanno preso impegni forti sul tema della sostenibilità – sulla falsa riga di quanto hanno fatto quelli europei –  ci si accorge che si sono di fatto defilati Cina, Stati Uniti, Australia, India, Brasile, Sud Africa, i paesi del Maghreb …

Cinicamente possiamo osservare che tutti questi Paesi stiano godendo degli sforzi fatti dagli Stati più virtuosi, producendo e disinteressandosi delle emissioni e così, almeno per alcuni anni, le loro merci costeranno meno. È un dumping intollerabile e ingiusto.

Su questo fronte la soluzione più semplice o semplicistica da applicare, è quella di introdurre una sorta di “carbon tax” o “dazio climatico”, ovvero che i Paesi “climaticamente virtuosi” facciano pagare a quelli che irresponsabilmente non assumono impegni concreti, i benefici di cui comunque usufruiranno per lo sforzo altrui. Quindi un sistema di tassazione degli scambi commerciali internazionali che, al costo di qualsiasi merce, aggiunga un costo ecologico calcolato in base ai gas serra emessi per la sua produzione.

Una scelta facile ma difficile da applicare e forse da sostenere. Innanzitutto perchè poi il “Paese inquinatore» potrebbe introdurre dei controdazi, come già accaduto nello scontro USA-CINA. Ma anche perchè, essendo l’Europa un Continente che produce sempre meno una tassazione di questo tipo, finirebbe per creare un diffuso aumento dei costi delle materie prime e di conseguenza dei prezzi di mercato, finendo per pesare sulle tasche del cittadino.

E alla lunga non ci si potrà che rendere conto che anche la tassazione esclusivamente intra mercato diventerà talmente insostenibile da dover trovare altre soluzioni incentivanti.

Purtroppo le scorciatoie su problemi così complessi come quelli della regolazione dei mercati internazionali non funzionano.

,,,, di seguito l’articolo completo…. con proposte molto interessanti ed originali sulle soluzioni…… senza scorciatoie….

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ARTICOLO COMPLETO

 

 

 

 

 

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Il Consiglio delle Donne del Comune di Bergamo è costituito dalle donne elette nel Consiglio comunale e da una rappresentante per ciascun gruppo, associazione, organizzazione che guardi alle problematiche del territorio con “occhi di donna” e che, presentando idonea documentazione, ne abbia fatto esplicita richiesta. Il suo funzionamento è disciplinato da apposito regolamento.

Anche l’Ordine Ingegneri di Bergamo ha aderito e nominato come propria delegata l’Ing. Barbara Ratti Carrara

Per conoscere meglio il BISOGNO DI QUALITA’ dello spazio pubblico e dei servizi offerti dalla città, il Consiglio ha deciso di svolgere una indagine conoscitiva cui speriamo aderiscano anche tutte le nostre colleghe.

Ecco il link per rispondere all’indagine:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSe3WeUP8iIaaUSSPC5NCSfW9PNzvEmDfcUzMdoxvHnjYNyyyQ/viewform

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il 18/12/20 il CSLP ha espresso un parere sul documento “Linee Guida sulla qualità dell’Architettura”.

Lascio al lettore leggere e meditare sui vari argomenti bene illustrati nell’articolo allegato ma vorrei soffermarmi su alcuni dei punti principali contenuti nel documento e che sono entrati (finalmente!) nel dibattito scientifico: 1) L’Architettura e il paesaggio, nella loro più ampia definizione, rivestono un valore di primario interesse pubblico per la collettività e LA QUALITA’ DELL’ARCHITETTURA E’ UN DIRITTO FONDAMENTALE PER OGNI PERSONA; …. 3) Tutti i cittadini hanno il diritto di fruire di uno spazio edificato di qualità; … 8) La manutenzione di un’opera di Architettura è parte integrante e imprescindibile del mantenimento della qualità dell’Opera stessa nel tempo.

Questi enunciati, così forti, semplici, quasi banali ma, al contempo, Rivoluzionari mi evocano il forte senso di insofferenza e malessere che il costruire solo per avere un tetto ha avuto nel mio intimo per decine di anni. Prima per aver abitato in una delle centinaia di migliaia di case “abusive” e, a dir poco, “essenziali” delle borgate di Roma e poi per aver lavorato nella prefabbricazione dove per troppi anni si è pensato solo ai volumi di calcestruzzo lavorato e mai dei risultati architettonici.

Finalmente sento che l’esigenza di “Costruire” un ambiente gradevole è arrivato al sentire comune, almeno dei più sensibili, e che non dobbiamo solo investire nelle vestigia antiche, come se il costruire presente non costituisse l’ambiente del futuro nostro e dei nostri figli!

Si, Penso che questo documento meriti un ampio dibattito non solo fra gli addetti ai lavori ma anche in ambiti più “sociali” perchè stiamo parlando di un bene comune, non solo da preservare ma anche, o soprattutto, da costruire!

Livio Izzo

 

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Qualità_dell’Architettura

 

 

 

 

 

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In questo articolo il collega Manzoni descrive quella che tra tutte le rivoluzioni industriali è forse la meno “visibile”, perchè non agisce direttamente e/o tangibilmente sui processi, sulle macchine o sull’uomo. E’, cronologicamente, la quarta è si basa quasi esclusivamente sul software che grazie alla sua meritata posizione di attore di primo livello migliora e innova l’industria come mai prima d’ora.

L’innovazione data del software si può trovare in molteplici campi della produzione industriale attraverso l’utilizzo del machine learning e dell’intelligenza artificiale applicate in ambiti quali la computer vision, il virtual sensing e l’anomaly detection.

L’ingegnere informatico in questo modificato scenario, con le sue capacità di analisi, sviluppo e gestione, assume un ruolo chiave per le fabbriche che diventeranno sempre più intelligenti, efficienti e produttive. Le università hanno già attivi percorsi di formazione per rispondere alle richieste dal mondo industriale e la disponibilità di materiale online, anche gratuito, porterà le aziende in un nuovo mondo dove il dato intangibile e prodotto tangibile salperanno per il futuro.

 

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trasformazione_digitale_delle_fabbriche

 

 

 

 

 

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L’articolo evidenzia alcuni aspetti che è opportuno che il professionista valuti attentamente quando stipula una polizza assicurativa.

La richiesta di risarcimento è il momento della verifica della legittima aspettativa dell’assicurato di vedersi protetto dall’impresa di assicurazioni, cioè di vedersi risarciti sia i danni di cui fosse ritenuto responsabile, sia le spese legali necessarie per resistere all’azione legale promossa dal danneggiato nei confronti dell’assicurato.

Ing. Cristina Marsetti

 

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articolo Marsetti

 

 

 

 

 

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Prima il 50% per le ristrutturazioni, poi il 65% per le riqualificazioni energetiche, poi ancora il 90% per il recupero conservativo delle facciate ed in ultimo (o forse no) il Superbonus 110%… di contorno, collante e/o ostacolo una giungla di norme, decreti, procedure, circolari, risoluzioni, interpretazioni dalle più disparate fonti… il tutto alla valutazione dell’onnisciente tecnico professionista chiamato all’appello, che teme il fatidico momento in cui debba dire al cliente “questo Bonus non s’ha da fare!”

In questo articolo una panoramica interessante sulle principali “fatiche” che il professionista si trova ad affrontare nella disamica degli infiniti casi di Superbonus 110… nella speranza che tutto non sia vano!

Ing. Sebastiano Moioli

 

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superbonus_superman

 

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Sono tante ormai le Polizze Professionali pensate per i Professionisti. Alcune sono Convenzionate con i nostri Enti di Riferimento: Inarcassa, CNI, Inarsind ma sul mercato ce ne sono molte altre.

Per noi professionisti, quindi, è sempre più difficile districarsi ma la ricchezza di polizze disponibili ci dà anche l’opportunità di scegliere in maniera più mirata cosa fa per noi. A maggior ragione se ci occupiamo anche di 110% ma non solo.

Questo articolo è proposto per darci i riferimenti basilari per la comprensione di questi argomenti e, quanto meno, per farci fare alcune domande…. cui dare, poi, delle risposte….

L’articolo originale, sempre attuale per gli aspetti generali, è stato poi integrato con una trattazione aggiornata a tutte le novità legislative intercorse fino ad oggi. Rendiamo disponibili entrambi gli articoli.

 

Il Comitato di Redazione

 

 

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Le_novità_della_Legge_di_Bilancio
Superbonus_110_polizza_adeguata

 

 

 

 

 

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