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Da alcuni anni la parola “resilienza” è diventata “di moda”.

Non so voi ma io non mi sento felice quando sento attribuire questo termine non all’acciaio, come siamo abituati come ingegneri, ma a qualcuno o a qualcosa cui non riusciamo a trasferire il concetto che abbiamo in testa. Mi disturba….. mi viene da pensare che stanno “scimmiottando” un termine che ha un significato (per me) estremamente preciso e che lo stanno usando senza saperne il significato…..

Beh, questo articolo del collega Giuseppe Margiotta mi ha fatto rimettere i piedi per terra, Se c’è un vuoto, sappiamo che qualcosa lo colmerà…… se c’è bisogno di coniare o tradurre un concetto per prima cosa si cerca di utilizzare quello che c’è e, se lo si usa frequentemente e da diverse fonti, la lingua si arricchisce di un nuovo vocabolo o di una nuova accezione di un vocabolo esistente….. che noi lo vogliamo o no!

E così questo articolo mi ha colpito e mi ha fatto riflettere…… noi ingegneri non abbiamo un diritto di proprietà assoluta sui termini che usiamo e, viceversa, la trasformazione del linguaggio corrisponde alla trasformazione della natura ed in definitiva: è vita!

Izzo Livio

 

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resilienza

 

 

 

 

 

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La causa più frequente di rigetto dei sinistri è la pregressa conoscenza. Per l’operatività della polizza è infatti fondamentale ponderare bene le dichiarazioni che si sottoscrivono e rispondere in modo corretto e completo alle domande previste nel formulario predisposto dall’assicuratore perché, ai sensi degli artt. 1892/93 cc, dichiarazioni inesatte e/o reticenti possono comportare la perdita o la riduzione dell’indennizzo.

 

Ing. Cristina Marsetti

 

 

 

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articolo sulle circostanze che escludono il risarcimento

 

 

 

 

 

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L’impatto sul mondo produttivo del covid 19 ha fatto dello “smart working” un modo di lavorare sempre più diffuso. Smart vuol dire intelligente. Se per intelligente si intende l’utilizzazione di tutti i mezzi che l’evoluzione della tecnologia mette a servizio delle attività dell’uomo, oserei dire che lo “smart working” è esistito da quando mondo è mondo. La pandemia, costringendo la gente nelle sue case, non ha fatto altro che accelerare un processo già in atto. Più facile nelle multinazionali, che già lo utilizzavano, anche se i loro dipendenti, per antica consuetudine, si recavano ancora in ufficio. Porto l’esempio di Microsoft, che ha chiuso la direzione di Redmond, nei pressi di Seattle, dal febbraio del 2020 e non la riaprirà fino a quando il vaccino non avrà debellato il morbo. Si tratta di migliaia e migliaia di persone che già lavoravano nel dare supporto a clienti e fornitori sparsi in tutto il mondo, abituate da anni allo “smart worhing”, se non fosse altro perché si connettevano da casa alle nove di sera, quando in Cina era l’alba. Non so come se la cavassero là, nella produzione dei componenti.  Sono gli stessi problemi che deve affrontare l’industria in Italia, in particolare la piccola e media industria, che regge sulle sue spalle quasi tutto il peso dell’intero paese.

L’ing. Mazzoleni, nelle interviste che ha fatto, ci fa un quadro di come due ditte, operanti nella bergamasca, abbiano affrontato, ricorrendo allo “smart working”, le restrizioni imposte dalla prima ondata del virus. Un processo che si è ripetuto, secondo la loro peculiarità, in altre decine e decine di siti produttivi. C’è stato anche il tempo, purtroppo, di cercare un giusto equilibrio. Speriamo di poter tirare in tempi brevi le somme di questa rivoluzione, che muterà radicalmente abitudini consolidate nella nostra vita quotidiana e nei rapporti sociali.

 

Gennaro Guala

 

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EMERGENZA COVID 19

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In un seminario svolto dalla Commissione Ambiente dell’Ordine di Bergamo nel 2016 intitolato “il professionista e lo sviluppo sostenibile” così dichiaravamo in un intervento sul ruolo dell’ingegnere progettista:

 

“L’industria delle costruzioni è senz’altro il maggiore responsabile, diretto e indiretto, della distruzione e del degrado delle risorse naturali, della produzione e dell’accumulo di rifiuti e dell’impatto ambientale. È oramai assodato che nei progetti si pretenda l’ottimizzazione nell’uso delle risorse, la riduzione o eliminazione dei rifiuti, il miglioramento della compatibilità ambientale e, al riguardo, le regole riguardanti la conservazione e la protezione dell’ambiente diventano sempre più restrittive. Affinché l’industria delle costruzioni affronti con successo tali sfide è necessario che i principi di sostenibilità siano considerati esplicitamente e sistematicamente in tutte le fasi di progettazione e che siano sviluppate nuove tecnologie, sistemi di costruzione alternativi e materiali innovativi”.

 

Ora sembra che nella bozza finale della DISCIPLINA DELLE COSTRUZIONI, destinata a sostituire il DpR 380/2001, la L. 1086/1971 e la L. 64/1974, non si tratti più solo di procedure volontarie e velleitarie legate alla buona volontà di perseguire quello che con gergo comune vengono definite economia circolare e sostenibilità ambientale, parole che oramai pervadono ogni nostra azione di vita professionale.

 

Il nuovo TITOLO IV – SOSTENIBILITA’ DELLE COSTRUZIONI porta una vera e propria nuova disciplina da apprendere e gestire professionalmente come è stato per la Sicurezza nei Cantieri Temporanei e Mobili col D.Lgs. 494 del 1996.

 

L’evidenza della novità si concretizza subito nel nuovo elaborato Relazione di Sostenibilità Ambientale … che deve analizzare e descrivere i materiali utilizzati usati per le costruzioni con specifico riferimento:

  1. a) alla separazione dei componenti edilizi nei singoli materiali costituenti;
  2. b) al contenuto di materiale recuperato, riciclato o di sottoprodotti;
  3. c) all’uso di materiali provenienti da fonti rinnovabili;
  4. d) all’uso di sostanze pericolose;
  5. e) all’uso di prodotti legnosi provenienti da foreste gestite in maniera sostenibile e responsabile;
  6. f) alla distanza della fonte di approvvigionamento.

 

  1. Nella Relazione di sostenibilità ambientale il progettista descrive le soluzioni adottate per migliorare le prestazioni energetiche della costruzione o per ridurre il consumo di risorse e le emissioni di gas serra durante la fase di costruzione, utilizzo e dismissione, in osservanza delle normative nazionali e europee vigenti in materia. Vengono altresì descritte le eventuali soluzioni adottate per la riduzione del consumo di fonti di energia fossile.

……

  1. Nella Relazione di sostenibilità ambientale … il progettista descrive le soluzioni adottate per ridurre l’impronta idrica della costruzione, sia in fase di produzione che di consumo, in osservanza delle normative regionali, nazionali ed europee vigenti in materia.
  2. Il progettista prevede, per ottenere una gestione efficiente della risorsa idrica, sistemi per il risparmio idrico, un corretto dimensionamento degli impianti, sistemi di trattamento delle acque reflue e la possibilità di attingere, per gli usi diversi da quelli potabili, da fonti alternative come l’acqua piovana e l’acqua proveniente da falde superficiali, laddove non in contrasto con altre forme del settore, per l’utilizzo outdoor e indoor.

 

Ma eccoci al cantiere:

  1. Al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi in materia di conformità alle norme ambientali e di valutazione del ciclo di vita delle costruzioni è necessario che la progettazione valuti i rifiuti prodotti in fase di cantiere, in fase di esercizio, ed a fine vita della costruzione.
  2. La valutazione di cui al comma 1 è sviluppata mediante il Piano di gestione dei rifiuti, da redigersi nella fase di progettazione. Il Piano deve contenere:
  3. a) l’analisi dei materiali di risulta dalle lavorazioni che verranno prodotti durante il ciclo di vita dell’opera;

l’analisi contiene anche la verifica della possibilità in termini tecnici ed economici, con particolare riguardo ai materiali da costruzione utilizzati, di ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti e di incrementare il

riutilizzo nell’ambito dello stesso cantiere o il recupero presso impianti autorizzati; dovranno infine essere analizzate le modalità costruttive più opportune per rendere più semplice ed efficace la riutilizzabilità e recuperabilità dei materiali da costruzione usati quando la costruzione giungerà a fine vita;

  1. b) l’individuazione per ciascuna tipologia di materiale di risulta dalle lavorazioni del possibile destino finale privilegiando, secondo i criteri di priorità nella gestione dei rifiuti, in ordine, la prevenzione, la preparazione al riutilizzo, il riciclaggio e il recupero lasciando lo smaltimento in discarica come ultima opzione …..
  2. c) nel caso in cui la costruzione comprenda opere di demolizione totale o parziale di manufatti, un apposito capitolo nel quale si specifichi come viene attuata la demolizione selettiva …..;
  3. d) l’indicazione delle corrette modalità di manutenzione e di decostruzione per garantire gli obiettivi definiti in fase di progetto nel Piano;
  4. e) la stima quantitativa e qualitativa dei rifiuti prodotti.

Inoltre, la demolizione selettiva diventa la norma:

  1. Nell’ambito degli interventi edilizi ….. le operazioni di demolizione totale o parziale devono essere effettuate in modo selettivo, con l’obiettivo di ridurre il rischio connesso con la presenza di componenti pericolose e

di massimizzare il riutilizzo o il recupero del materiale demolito.

 

  1. La demolizione selettiva si attua attraverso le seguenti fasi:

A – Indagine preliminare, che comprende:

  1. a) valutazione delle caratteristiche dell’edificio sia in termini di componenti sia in termini di possibili tecniche di

demolizione applicabili in sicurezza;

  1. b) valutazione delle criticità.

B – Azioni preliminari alla demolizione, che comprendono:

  1. a) attuazione delle disposizioni dettate dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 ….;
  2. b) rimozione delle componenti pericolose o presunte pericolose, ….;
  3. c) rimozione dei materiali di pregio ….. ;
  4. d) rimozione delle componenti riutilizzabili in modo certo nello stesso o in altro cantiere, …. .

C – Demolizione, che comprende:

  1. a) demolizione delle componenti rimanenti con separazione delle diverse tipologie di rifiuti;
  2. b) classificazione e caratterizzazione delle diverse tipologie di rifiuto, …….;
  3. c) deposito temporaneo dei rifiuti prodotti;
  4. d) avvio a recupero o smaltimento a seconda delle tipologie presso gli impianti idonei individuati in sede di integrazione del Piano dei rifiuti da parte dell’impresa esecutrice.

D – Documentazione, che comprende almeno la raccolta, in un elaborato, dei dati sui materiali e rifiuti ottenuti dalle attività di demolizione selettiva.”

 

E chi deve fare tutto questo?

  1. La valutazione di sostenibilità ambientale ….. è sempre obbligatoria …….
  2. … è redatta, dal progettista o da specialisti del settore, sotto forma di relazione tecnico-descrittiva e riporta, per ogni aspetto valutato, le soluzioni tecnologiche e gli accorgimenti progettuali utilizzati per il rispetto dei requisiti minimi richiesti … .
  3. La relazione di sostenibilità ambientale è parte integrante della progettazione esecutiva delle costruzioni e degli interventi ….. e deve pertanto rispettare i principi ed i requisiti minimi delle opere in esso prescritti.
  4. La relazione di sostenibilità ambientale, sottoscritta dal progettista dell’intervento, concorre alla formazione del fascicolo digitale della costruzione …..
  5. Ai fini della certificazione di agibilità della costruzione, di cui all’articolo 32, il direttore dei lavori attesta il raggiungimento degli obiettivi indicati nella relazione di sostenibilità ambientale.

 

  1. La Dichiarazione di sostenibilità ambientale, …. , a firma del progettista dell’intervento, attesta la conformità degli elaborati e delle opere progettate alle disposizioni adottate …. , indica lo schema di certificazione utilizzato per conseguire la certificazione di sostenibilità e specifica l’esito o il punteggio finale conseguito.

 

  1. La sostenibilità ambientale delle costruzioni è certificata attraverso l’utilizzo di protocolli di certificazione, …. che determinano l’attribuzione di un giudizio sintetico o un punteggio, che rappresenta il livello di sostenibilità ambientale della costruzione (rating system).

 

… la certificazione di sostenibilità ambientale di una costruzione è rilasciata dalla Regione, a seguito dell’applicazione di un processo di valutazione e certificazione ….. A tal fine le Regioni possono avvalersi di organismi di

certificazione accreditati ai sensi della normativa vigente in materia di organismi di valutazione della conformità…

 

  1. Nel caso di mancato raggiungimento del livello di sostenibilità dichiarato in fase di progetto:
  2. a) non sono concesse le agevolazioni o gli incentivi richiesti e l’eventuale componente di premialità volumetrica ….;
  3. b) la certificazione di agibilità della costruzione .. è inefficace …

 

Insomma, una vera e propria nuova competenza dovrà essere sviluppata ed applicata, da parte dei Progettisti, che presumibilmente farà nascere una vera e propria “professione” parallela, come è stato per la sicurezza o per la Prevenzione Incendi.

 

Ing. Livio Izzo

Ref. Comm. Ecologia e Ambiente

 

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La progettazione di una struttura saldata parte dal dimensionamento e verifica delle membrature ma deve scendere, granularmente, fino alla progettazione della singola saldatura perchè da essa dipende la stabilità del tutto. E la scelta non è affatto banale! L’autore di questo articolo ci conduce per mano ad analizzare diverse tipologie di giunto saldato, i diversi rischi di difettosità ed i criteri per prevenirli salvaguardando anche l’economicità, oltre che l’affidabilità, della struttura.

Ing. Livio Izzo

 

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giunzioni-strutturali-acciaio-iis

 

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E’ materia nota la tecnologia del cemento armato ed è quasi altrettanto nota la prefabbricazione a secco: quella dei capannoni, per intenderci. Diciamo “abbastanza nota” perché quanto è avvenuto durante il terremoto in Emilia -Romagna ha denunciato carenze progettuali o esecutive che lasciano perplessi, Facciamo notare che la stessa tecnologia, che usa elementi portanti, sia verticali che orizzontali prefabbricati poggiati “a sella” fra loro, è stata utilizzata anche per edifici multi-piano.

Molto meno nota è una tecnologia intermedia: quella che comporta elementi parzialmente prefabbricati, da completare con getti in opera ai nodi. Sia quelli di fondazione con i pilastri, sia quelli di piano, orizzontali e verticali, rendendo la struttura monolitica, in fase di esercizio. Se i programmi di calcolo possono aver reso accessibile e credibile un dimensionamento delle strutture, è necessaria un’analisi dei costi piuttosto accurata, nella ricerca delle soluzioni che consentano di individuare quale metodo di prefabbricazione utilizzare per avere dei benefici effettivi (di costi o di tempo) nella gestione del cantiere .

Quanto detto, è una premessa generale.  Il PREM è un sistema utilizzato per questo tipo di prefabbricazione, (più ditte lo hanno adottato), di cui, anche con immagini, tratta con obiettività l’articolo allegato.

Livio Izzo e Gennaro  Guala – ingegneri

 

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articolo

 

 

 

 

 

 

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L’Ambiente di Raccolta e Condivisione dei Dati (ACDat in italiano o CDE in inglese) è il crocicchio di tutti i flussi di contenitori informativi (Modelli o elaborati digitali) fra tutti i soggetti coinvolti in un processo di Costruzione: Committente, Appaltatore, Progettisti delle varie discipline etc.. I contenitori sono scambiati ai vari livelli del processo (Preliminare, in verifica, in validazione, in approvazione, in archiviazione etc.) fra i vari soggetti che hanno diversi permessi di accesso a seconda dei ruoli e del livello di responsabilità. E’ quindi il cuore pulsante di una commessa ed attraverso di esso è possibile gestire la sequenza, la cronologia ed i milestone delle responsabilità dei vari soggetti. E’ quindi un argomento, contrattualmente ed operativamente, cruciale di una commessa BIM e, quindi, della competenza BIM di qualunque attore. La cosa si complica per individuare quanti ACDat ci sono, in una commessa, e quali sono le caratteristiche tecniche e relazionali che devono avere. Nell’articolo divulgativo allegato, redatto dagli Ingg. Stefano Rossagno e Simone Lingua della Commissione BIM dell’Ordine Ingegneri di Torino, si percorrono, in maniera chiara ma anche molto puntuale, i riferimenti normativi, cui devono sottostare queste piattaforme, ed anche i flussi operativi con l’illustrazione di casi concreti.

 

Ing. Livio Izzo

Referente Comm. BIM

Ordine Ingegneri di Bergamo

Membro UNI/CT 033/SC05/GL 04

 

 

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bim-articolo divulgativo-ordine-torino

 

 

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Chi non è esperto di polizze assicurative, come quasi tutti noi professionisti, dà per scontato che la responsabilità di comprendere, e poi accettare, tutte le clausole, anche quelle “scritte in piccolo”, sia unicamente nostra e invece non è così: l’Intermediario che ci propone una polizza ha un’ampia responsabilità non solo nel renderci coscienti delle implicazioni di ciò che firmiamo ma anche nel valutare che sia la polizza più opportuna per le nostre esigenze o, quanto meno, nell’evidenziarci le criticità della polizza proposta affinchè possiamo eventualmente scegliere la polizza di un’altra Compagnia che ci tuteli meglio.

 

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GLI_INTERMEDIARI_ASSICURATIVI_-_Obblighi_e_responsabilità

 

 

 

 

 

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Il tema “Soft Skill” sta diventando sempre di più un argomento centrale nella nostra professione. Accanto alle nostre amate Hard Skill, a partire da quelle scolastiche, a quelle tecniche gestionali, a quelle trasversali (sicurezza, salute, ambiente), fino alle più recenti sulle nuove tecnologie informatiche, ora sono arrivate in pole position anche le “Soft Skill”.

In effetti, non c’è momento del giorno in cui ognuno di noi non debba comunicare in modo corretto e chiaro, attraverso una leadership propositiva, all’ interno di team di lavoro stabile o che cambi continuamente. Abbiamo quindi scoperto che in realtà le Soft Skill sono importanti quanto le Hard Skill.

Detta in altro modo: le Hard Skill sono condizione necessaria, ma non sufficiente, per svolgere al meglio il proprio lavoro.

Le soft skill, comportamenti personali che ci aiutano a relazionarci con gli altri, sono quindi parte integrante del nostro lavoro.  Potremmo anche essere i migliori professionisti, con le migliori conoscenze tecniche, ma senza la capacità di collaborare e/o comunicare con gli altri, non possiamo ottenere risultati importanti. Trattandosi poi di comportamenti personali, sono molto diversi da persona a persona e sono anche difficili da cambiare.

Così si è formato, nel 2019, un Gruppo di Progetto SOFT Skill che ha elaborato e poi snocciolato un folto programma di eventi formativi. In un precedente articolo, uscito su questo sito, abbiamo dato un report “verticale” di un evento specifico, In questo articolo diamo conto dei temi che abbiamo affrontato nel Gruppo nel 2020 e di come ci predisponiamo per dargli un seguito nel nuovo anno appena iniziato (Seconda Stagione).

Ricordiamo che il GdP è aperto a tutti gli iscritti, previa comunicazione in

Segreteria.

 

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Gli ultimi emendamenti al decreto rilancio hanno sancito che la polizza di base, purché abbia determinate caratteristiche minime, è idonea ad adempiere all’obbligo previsto dall’art. 119, comma14.
I professionisti si chiedono pertanto se devono obbligatoriamente stipularne una “ad hoc”, mentre dovrebbero chiedersi se saranno effettivamente tutelati dall’assicurazione con le caratteristiche imposte dal decreto rilancio…….

 

Ing. Cristina Marsetti
Libero Professionista e Consulente assicurativo

 

 

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SUPERBONUS_110__-_Copertura_assicurativa

 

 

 

 

 

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