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Il seminario ha illustrato le varie tipologie di polizze che coprono i rischi in un cantiere edile: La polizza “Tutti i rischi delle costruzioni edili” conosciuta all’estero come polizza CAR (Contractor’s All Risks) e la polizza “Tutti i rischi del montaggio di impianti” conosciuta all’estero come polizza EAR (Erection All Risks) le quali sono polizze che coprono i danni materiali e diretti (causati sia da fattori esterni sia da fattori umani) che l’opera può subire durante la fase di costruzione. La polizza che copre i danni patrimoniali causati dallo slittamento della data stabilita per l’avviamento dell’attività assicurativa è la polizza ALOP (Advance Loss of Profits). La polizza decennale postuma copre invece i danni materiali e diretti all’opera causati da un evento di cui sia responsabile il costruttore dell’opera ai sensi dell’art. 1669 c.c.

La documentazione illustrata dai relatori è molto completa ed esplicita e permetterà. anche a chi non è potuto intervenire all’evento, di potersi documentare facilmente sulle coperture e scoperture dei rischi suddetti, sia con le clausole cogenti che con quelle facoltative.

Livio Izzo (Reporter dell’evento)

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Rischi_della_costruzione_e_del_montaggio_-_Decennale_postuma_ing_Bergamo

 

 

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Un seminario a cura di InArSind Bergamo, con l’intervento del proprio consulente Avv. Fiorona, di altissima attualità ed importanza che ci porta nei meandri della norma nell’ambito specifico della compravendita ma porta concetti fondamentali in tema di regolarità edilizio/urbanistica e catastale.

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Nella convinzione di fare un’azione divulgativa non superflua, il Sito Culturale pubblica le slide utilizzate dall’ingegner Sergio Tosato e dal dottor Alberto Ciglia nella conferenza tenuta nel mese di dicembre, per Federmanager Bergamo, sul tema “Energia e Società – shock e transizione – un difficile equilibrio.”
Il percorso della conferenza, quindi delle slide, è stato lineare e il contenuto delle slide stesse è agevolmente comprensibile, anche senza commenti, da coloro che, come gli ingegneri, hanno una cultura scientifica di base. Sono una sintesi completa, facilmente integrabile per alcuni argomenti da chi avesse interessi specifici, che, partendo dalla preoccupante situazione attuale, dalle tecnologie in essere per contrastarla, indichi cosa è realisticamente possibile fare per mitigare l’impatto ambientale fino al raggiungimento della produzione di energia “pulita”, attinta a una fonte praticamente inesauribile, in quantità sufficiente a soddisfare le crescenti esigenze dell’umanità.
Non è ancora stato “praticamente” dimostrato che con la fusione nucleare si ottenga più energia di quanta viene richiesta per erogarla. Ci si arriverà, e, per il futuro dei nostri figli e nipoti, dobbiamo darlo per certo.
Non sarà sicuramente il 2050, perché non è un obiettivo che si possa fissare per decreto: potrebbe essere anche prima, perché necessariamente dopo? Al Tokamak in California, sperano prima.
Ma una volta realizzato il prototipo, quanto tempo ci vorrà prima che la realizzazione delle nuove centrali a fusione nucleare dia, in modo rilevante, il suo apporto alla soluzione della riduzione della CO2 in atmosfera? O per convincere la Cina ad abbandonare il carbone come principale fonte energetica? E non solo la Cina, dato che per ognuno degli otto miliardi di esseri umani presenti oggi sulla faccia della Terra, viene bruciata una tonnellata di carbone all’anno.

L’umanità ha davanti a sé una sfida quale non ha mai affrontato. Per di più ne è cosciente a tutti i livelli, perché i media non fanno che ricordarla. Bene fanno, ma il continuo martellare spaventa e può portare a decisioni irrazionali da parte delle forze politiche che vogliono voti, anche di chi è abituato a pretendere senza dare, lasciando ad altri il compito di risolvere i problemi.
In questa fase transitoria, come dovrebbe agire la maggior parte degli ingegneri, che opera ogni giorno sul territorio, lontano dagli avanzati centri di ricerca? Fare tutto il possibile perché quanto progetta sia indirizzato al massimo risparmio energetico e al minimo impatto ambientale, con le tecnologie a disposizione, e – cosa non secondaria – con la capacità economica dei nostri clienti.
Anche affinando anno dopo anno accorgimenti che non risolvono radicalmente il problema dell’inquinamento atmosferico e del consumo di fonti non rinnovabili, si possono ottenere, a medio termine, risultati non trascurabili.
Non è un compito secondario, perché non è detto che dall’osservazione di realizzazioni diffuse – sottoponibili ad un’analisi statistica – non sortiscano osservazioni o tecnologie originali, capaci di superare positivamente un’analisi costi-benefici complessiva, permettendo di “sopravvivere” senza catastrofi, in attesa che l’idrogeno “pulito” garantisca all’umanità, liberata da incubi e spettri, millenni e millenni di felice esistenza.

Gennaro Guala

N.B. Nell’analizzare le necessità bisognerebbe anche tener conto delle leggi dei grandi numeri, e non fare semplici divisioni o moltipliche.

 

 

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Venerdì 24/2, nella sede dell’Ordine, abbiamo seguito un corso di Public Speaking.

Il format è stato assolutamente atipico: si è trattato, di fatto, di un workshop, un laboratorio in cui fare degli esercizi, proposti dalla Formatrice, Francesca, ed apprendere direttamente da come li svolgevamo: ciascuno, di fatto, in modo personale e da cui estrapolare considerazioni, esperienze e insegnamenti.

Non ci sono, quindi, i classici “atti” da trasferire anche a chi non c’era ma ci siamo sentiti di provare direttamente noi, i discenti, a tratteggiare quello che abbiamo appreso.

Peraltro abbiamo scoperto lì di avere avuto una Formatrice speciale: una Psicologa, di Professione Attrice e Formatrice. Non potevamo avere insegnante/animatrice più adatta che con gli strumenti della psicologa ha indagato cosa sta dietro alla “performance” e con quelli dell’attrice ha evidenziato caratteristiche e modi per porsi efficacemente al pubblico.

Torniamo all’evento.

Pensiamo ad una qualsiasi delle occasioni che a tutti noi capitano di parlare in pubblico e riflettiamo su cosa possiamo fare, nelle varie fasi, per arrivare ad una presentazione che lasci il segno. Ecco alcuni suggerimenti.

PREPARAZIONE:

CONFRONTARSI con altri per decidere cosa si vuole dire (la storia che si vuole raccontare): dal confronto nascono le diverse idee e si possono esplorare più possibilità, decidendo quali esporre e quali lasciare da parte. Si arriva così a definire in maniera completa la nostra “storia”.

Chi sono i “personaggi” importanti della storia? Ripassare il racconto, ASSUMENDO DIVERSI PUNTI DI VISTA – come ad esempio dei diversi personaggi in gioco – consente di rivedere quali altri elementi fondamentali considerare. Sono ancora gli stessi già individuati?

Si passa così da LA STORIA a LE STORIE!

FARSI DOMANDE: si scopre magari che la storia forse comincia prima e forse finisce dopo le sue stesse delimitazioni. Andiamo così a cercare/avere ulteriori informazioni.

NELL’AZIONE:

  1. NON LEGGERE la storia: meglio approntare uno schema con le PAROLE CHIAVE che ci richiameranno intere parti del discorso. Si può leggere SOLO se si intende citare esattamente un testo o se lo si ritiene necessario nell’economia del discorso.
  2. Trasformare la TRAMA (i fatti) in NARRAZIONE (racconto): appassionarsi a quanto si sta raccontando, accompagnando con gestualità, con toni anche enfatici lo story telling, divertirsi nel racconto… questo suscita attenzione e magari divertimento in chi ci ascolta. Sicuramente empatia. Insomma BUTTARSI, mettersi in gioco!
  3. ESSERE CREATIVI, usare la fantasia: contestualizzare il discorso, introdurre, usare espedienti narrativi che catturino l’attenzione. (Dal confronto con altri si possono avere diversi esempi di espedienti narrativi). Usare toni che introducono “presagi” e “indicazioni” su come evolverà il discorso (abbassare il tono di voce o renderlo sonoro: in pratica “MODULARE” il racconto senza cadere nel noioso e controproducente monotòno).
  4. CONOSCERE IL PROPRIO TARGET: per proporsi in modo coinvolgente per l’uditorio. Fare agganci con la realtà e la quotidianità, raccontare aneddoti, fare collegamenti a luoghi, persone, situazioni riconoscibili.
  5. POSTURA: rilassata ma non troppo. Stare pronti (come un pistolero) perché si deve essere vigili e attenti anche a cosa accade all’uditorio o in caso di domande inattese.

La gestualità deve essere di APERTURA verso l’uditorio, non di chiusura (niente braccia conserte). Guardare gli uditori. Entrare in contatto anche visivo con loro.

  1. ERRORI: capita! Trasformarli in un’occasione di divertimento, che crea coinvolgimento e rompe il ghiaccio.
  2. PAUSE/SILENZI: cambiare il ritmo e/o il tono della narrazione tiene viva l’attenzione. Cambiare tono crea senso di sospensione, cambio di scenario, introduce in altri contesti.
  3. Trasferire EMOZIONI con le nostre parole! Essere entusiasti, divertiti, ironici,… porta sullo stesso piano l’umore di chi ascolta e non annoia. Anzi tiene desta l’attenzione. In fondo chi è presente vuole solo che il suo tempo passi nel migliore dei modi.
  4. FOCUS SU CHI ASCOLTA: l’attenzione deve essere rivolta a chi ascolta. Non dobbiamo sentirla su di noi che parliamo. Non dobbiamo sentirci sotto giudizio.
  5. PORTARE le persone DOVE SIAMO NOI…far loro immaginare quello che vediamo noi.

Mediante un percorso in cui a ciascuno è stato chiesto di svolgere compiti simili, e ognuno lo ha assolto a modo suo, con le sue peculiarità, abbiamo potuto stupirci degli innumerevoli modi in cui uno stesso argomento può essere raccontato e personalizzato, facendone tesoro.

Nell’esporci agli altri, ogni particolarità espositiva utile è stata individuata e portata all’attenzione di tutti, estrapolando così la teoria dalla sperimentazione pratica, con metodo induttivo, portando solo in seconda battuta a definire, spiegare e incorniciare la specifica tecnica utilizzata.

Insomma, è stata una esperienza coinvolgente ed entusiasmante e, francamente, MOLTO ISTRUTTIVA, in quanto disegnata e applicata a ciascuno dei presenti, a partire dalla propria specifica dimensione di partenza.

Solo dopo aver scritto quest’ultima frase ci sentiamo di potervi anche dire quali sono state le due storie scelte per l’esercitazione: Biancaneve e Cappuccetto Rosso.

Per chi è interessato all’argomento suggeriamo di iscriversi alla newsletter della Dott.ssa Francesca BENI e/o di leggere gli spunti sul suo BLOG e/o leggere i libri da lei suggeriti:

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Renata Gritti e Livio Izzo

 

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L’Associazione Attività̀ Aggregative Ingegneri Bergamo – Sport e Cultura, promotrice di vari eventi culturali e sportivi per gli iscritti all’Ordine (e non), nell’ambito dell’evento “Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023”, ha organizzato, per il prossimo 31 Marzo, una visita guidata alla GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Via San Tomaso, 53 Bergamo) per la mostra “SALTO NEL VUOTO Arte al di là della Materia”. Tutti i dettagli nella presentazione dell’evento curata dall’Associazione.

 

Anna Manzoni

 

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Nella convinzione di fare un’azione divulgativa non superflua, il Sito Culturale pubblica le slide utilizzate dall’ingegner Sergio Tosato e dal dottor Alberto Ciglia nella conferenza tenuta nel mese di dicembre, per Federmanager Bergamo, sul tema “Energia e Società – shock e transizione – un difficile equilibrio.”

Il percorso della conferenza, quindi delle slide, è stato lineare e il contenuto delle slide stesse è agevolmente comprensibile, anche senza commenti, da coloro che, come gli ingegneri, hanno una cultura scientifica di base. Sono una sintesi completa, facilmente integrabile per alcuni argomenti da chi avesse interessi specifici, che, partendo dalla preoccupante situazione attuale, dalle tecnologie in essere per contrastarla, indichi cosa è realisticamente possibile fare per mitigare l’impatto ambientale fino al raggiungimento della produzione di energia “pulita”, attinta a una fonte praticamente inesauribile, in quantità sufficiente a soddisfare le crescenti esigenze dell’umanità.

Non è ancora stato “praticamente” dimostrato che con la fusione nucleare si ottenga più energia di quanta viene richiesta per erogarla. Ci si arriverà, e, per il futuro dei nostri figli e nipoti, dobbiamo darlo per certo.

Non sarà sicuramente il 2050, perché non è un obiettivo che si possa fissare per decreto: potrebbe essere anche prima, perché necessariamente dopo? Al Tokamak in California, sperano prima.
Ma una volta realizzato il prototipo, quanto tempo ci vorrà prima che la realizzazione delle nuove centrali a fusione nucleare dia, in modo rilevante, il suo apporto alla soluzione della riduzione della CO2 in atmosfera? O per convincere la Cina ad abbandonare il carbone come principale fonte energetica? E non solo la Cina, dato che per ognuno degli otto miliardi di esseri umani presenti oggi sulla faccia della Terra, viene bruciata una tonnellata di carbone all’anno.

L’umanità ha davanti a sé una sfida quale non ha mai affrontato. Per di più ne è cosciente a tutti i livelli, perché i media non fanno che ricordarla. Bene fanno, ma il continuo martellare spaventa e può portare a decisioni irrazionali da parte delle forze politiche che vogliono voti, anche di chi è abituato a pretendere senza dare, lasciando ad altri il compito di risolvere i problemi.

In questa fase transitoria, come dovrebbe agire la maggior parte degli ingegneri, che opera ogni giorno sul territorio, lontano dagli avanzati centri di ricerca? Fare tutto il possibile perché quanto progetta sia indirizzato al massimo risparmio energetico e al minimo impatto ambientale, con le tecnologie a disposizione, e – cosa non secondaria – con la capacità economica dei propri clienti.
Anche affinando anno dopo anno accorgimenti che non risolvono radicalmente il problema dell’inquinamento atmosferico e del consumo di fonti non rinnovabili, si possono ottenere, a medio termine, risultati non trascurabili.

Non è un compito secondario, perché non è detto che dall’osservazione di realizzazioni diffuse – sottoponibili ad un’analisi statistica – non sortiscano osservazioni o tecnologie originali, capaci di superare positivamente un’analisi costi-benefici complessiva, permettendo di “sopravvivere” senza catastrofi, in attesa che l’idrogeno “pulito” garantisca all’umanità, liberata da incubi e spettri, millenni e millenni di felice esistenza.

Gennaro Guala

N.B. Nell’analizzare le necessità bisognerebbe anche tener conto delle leggi dei grandi numeri, e non fare semplici divisioni o moltipliche.

 

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Il primo obbiettivo di questo corso, di cui alleghiamo le presentazioni e la relazione più che sufficienti ad informare a formare anche chi non ha potuto partecipare, è sicuramente quello del raggiungimento di un benessere psico-fisico propedeutico ad ottenere i massimi risultati sul piano professionale.

Ma c’è anche un secondo obbiettivo.

Non siamo ancora abituati, infatti, ad associare la “salute” con la “sicurezza” nonostante il D.Lgs. 81 li associ indissolubilmente fin dal titolo.

Ebbene, questo corso ha avuto ad oggetto la Salute così come definita all’art. 2 lettera “o” del Capo I Titolo I del D.lgs 81: “salute”: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità.

Questa finalità si inquadra quindi perfettamente nell’oggetto del Protocollo d’Intesa fra CNI e CNOP (Consiglio Nazionale Psicologi) che ha proprio la finalità di colmare questo gap.

 

Livio Izzo

 

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Le immagini che giungono oggi dall’Ucraina si sovrappongono alle fotografie delle nostre città nel secolo scorso, e questioni che sembravano relegate ai dibattiti accademici si fanno di nuovo attuali.

Se la polvere sollevata dai Buddha che si sbriciolano sembra non essersi ancora posata, la vista di un crocifisso cullato tra le braccia dei suoi salvatori ci interroga: cosa spinge il popolo di un paese in guerra ad ammassare sacchi di sabbia attorno ai suoi monumenti, quando le vite umane stesse sono in pericolo?

Prendendo a prestito le parole del prof. Stefano Musso, la ragione è chiara: «il patrimonio siamo noi», la salvaguardia dei beni culturali, della conoscenza che veicolano, coincide con la salvaguardia dell’identità umana e della speranza nel futuro e nella rinascita.

Il 10 marzo scorso, la Società italiana per il restauro dell’architettura ha promosso un dibattito in cui quattro docenti di restauro provenienti da diverse università italiane si sono confrontati su questi temi, in collegamento con il Сentro italiano Leonardo da Vinci presso l’Università Nazionale Politecnico di Leopoli.

 

Virna Maria Nannei

Membro della Commissione Urbanistica

 

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Prima di ascoltare l’intervista rilasciata dall’avvocatessa Sara Valaguzza  è bene ricordare che l’8 Febbraio del 2022 la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge per modificare gli articoli 9 e 42 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente. Entra così, tra i principi fondamentali della Costituzione anche la salvaguardia dell’ambiente, senza che gli italiani ne sapessero nulla. Ma in questo caso può essere un bene, perché ha evitato che i partiti si accapigliassero fra loro, per attribuirsene il merito.

Evidenzio le modifiche apportate all’Art.9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico e storico  della Nazione. TUTELA L’AMBIENTE, LA BIODIVERSITA’E GLI ECOSISTEMI, ANCHE NELL’INTERESSE DELLE FUTURE GENERAZIONI. LA LEGGE DELLO STATO DISIPLINA I MODI E LA FORMA DI TUTELA DEGLI ANIMALI.

All’Art. 41

L’iniziativa economica e privata è libera. Non può svolgersi in contrasto o in modo da arrecare danno alla libertà, alla dignità umana, ALLA SALUTE E ALL’AMBIENTE. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e AMBIENTALI.

Questo è quanto riguarda tutti noi, cittadini italiani. Speriamo che questo passo in avanti sia già recepito, o venga presto recepito dalle altre nazioni: almeno da quelle dell’Ue, che da anni attendono una Costituzione Europea.

In quanto ingegneri, non è fuor di luogo pensare alle conseguenze che queste poche parole  inserite in Costituzione avranno sul modo di progettare e costruire. L’impatto soprattutto sulle PMI non sarà trascurabile, con costi diretti e indiretti (certificazioni, ecc. ecc.), ma neppure le stazioni appaltanti, specie se pubbliche, avranno vita facile. Ad esempio, nel giustificare di avere aggiudicato ad un costo superiore la realizzazione di un’opera, determinando che un appaltatore rispetti, più di altri, i dettami della Costituzione.

Ascoltate  e riascoltate (se ne avete il tempo) cosa anticipa su questo tema Sara Valaguzza nell’intervista che segue. Io ricordo solo che ogni procedimento dovrebbe basarsi su dati oggettivi: facile da determinare a parole, difficile nella realtà.

 

Gen Guala

 

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video intervista rilasciata dall’avvocatessa Sara Valaguzza

 

 

 

 

 

 

 

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“8 marzo e dintorni”

La festa delle donne

 

In occasione dell’8 marzo, il Consiglio delle Donne di Bergamo ha organizzato una serie di eventi per riflettere su  evidenti  criticità, presenti in tutto il mondo,

presentate sotto il titolo  significativo: “2022 – 8 marzo e dintorni”.

Queste iniziative meritano un plauso incondizionato, indirizzate come sono a portare avanti una rivoluzione epocale rispetto un modo di pensare ancora diffuso, riconoscendo finalmente che il ruolo della donna è altrettanto, se non più fondamentale, di quello svolto dall’uomo. In campo familiare sicuramente, in campo sociale prezioso, in campo politico, dove crediamo che le donne siano in grado di combattere la sconfortante ambiguità che lo caratterizza.

Come “Sito Culturale” abbiamo già deciso di evidenziare le molte positività contenute ne “La cura dello spazio urbano”, affidandone l’approfondimento ad un membro della Commissione Urbanistica, come argomento che interessa tutti, ma particolarmente ingegneri e architetti progettisti di Piani di Governo  del territorio.

Gen Guala

 

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2022_-_8_marzo_e_dintorni_-_iniziative_

 

 

 

 

 

 

 

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