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ATTI EVENTI
La Professione

ESPERIENZE DI PUBLIC SPEAKING

3 Marzo 2023 - Renata Gritti e Livio Izzo

Venerdì 24/2, nella sede dell’Ordine, abbiamo seguito un corso di Public Speaking.

Il format è stato assolutamente atipico: si è trattato, di fatto, di un workshop, un laboratorio in cui fare degli esercizi, proposti dalla Formatrice, Francesca, ed apprendere direttamente da come li svolgevamo: ciascuno, di fatto, in modo personale e da cui estrapolare considerazioni, esperienze e insegnamenti.

Non ci sono, quindi, i classici “atti” da trasferire anche a chi non c’era ma ci siamo sentiti di provare direttamente noi, i discenti, a tratteggiare quello che abbiamo appreso.

Peraltro abbiamo scoperto lì di avere avuto una Formatrice speciale: una Psicologa, di Professione Attrice e Formatrice. Non potevamo avere insegnante/animatrice più adatta che con gli strumenti della psicologa ha indagato cosa sta dietro alla “performance” e con quelli dell’attrice ha evidenziato caratteristiche e modi per porsi efficacemente al pubblico.

Torniamo all’evento.

Pensiamo ad una qualsiasi delle occasioni che a tutti noi capitano di parlare in pubblico e riflettiamo su cosa possiamo fare, nelle varie fasi, per arrivare ad una presentazione che lasci il segno. Ecco alcuni suggerimenti.

PREPARAZIONE:

CONFRONTARSI con altri per decidere cosa si vuole dire (la storia che si vuole raccontare): dal confronto nascono le diverse idee e si possono esplorare più possibilità, decidendo quali esporre e quali lasciare da parte. Si arriva così a definire in maniera completa la nostra “storia”.

Chi sono i “personaggi” importanti della storia? Ripassare il racconto, ASSUMENDO DIVERSI PUNTI DI VISTA – come ad esempio dei diversi personaggi in gioco – consente di rivedere quali altri elementi fondamentali considerare. Sono ancora gli stessi già individuati?

Si passa così da LA STORIA a LE STORIE!

FARSI DOMANDE: si scopre magari che la storia forse comincia prima e forse finisce dopo le sue stesse delimitazioni. Andiamo così a cercare/avere ulteriori informazioni.

NELL’AZIONE:

  1. NON LEGGERE la storia: meglio approntare uno schema con le PAROLE CHIAVE che ci richiameranno intere parti del discorso. Si può leggere SOLO se si intende citare esattamente un testo o se lo si ritiene necessario nell’economia del discorso.
  2. Trasformare la TRAMA (i fatti) in NARRAZIONE (racconto): appassionarsi a quanto si sta raccontando, accompagnando con gestualità, con toni anche enfatici lo story telling, divertirsi nel racconto… questo suscita attenzione e magari divertimento in chi ci ascolta. Sicuramente empatia. Insomma BUTTARSI, mettersi in gioco!
  3. ESSERE CREATIVI, usare la fantasia: contestualizzare il discorso, introdurre, usare espedienti narrativi che catturino l’attenzione. (Dal confronto con altri si possono avere diversi esempi di espedienti narrativi). Usare toni che introducono “presagi” e “indicazioni” su come evolverà il discorso (abbassare il tono di voce o renderlo sonoro: in pratica “MODULARE” il racconto senza cadere nel noioso e controproducente monotòno).
  4. CONOSCERE IL PROPRIO TARGET: per proporsi in modo coinvolgente per l’uditorio. Fare agganci con la realtà e la quotidianità, raccontare aneddoti, fare collegamenti a luoghi, persone, situazioni riconoscibili.
  5. POSTURA: rilassata ma non troppo. Stare pronti (come un pistolero) perché si deve essere vigili e attenti anche a cosa accade all’uditorio o in caso di domande inattese.

La gestualità deve essere di APERTURA verso l’uditorio, non di chiusura (niente braccia conserte). Guardare gli uditori. Entrare in contatto anche visivo con loro.

  1. ERRORI: capita! Trasformarli in un’occasione di divertimento, che crea coinvolgimento e rompe il ghiaccio.
  2. PAUSE/SILENZI: cambiare il ritmo e/o il tono della narrazione tiene viva l’attenzione. Cambiare tono crea senso di sospensione, cambio di scenario, introduce in altri contesti.
  3. Trasferire EMOZIONI con le nostre parole! Essere entusiasti, divertiti, ironici,… porta sullo stesso piano l’umore di chi ascolta e non annoia. Anzi tiene desta l’attenzione. In fondo chi è presente vuole solo che il suo tempo passi nel migliore dei modi.
  4. FOCUS SU CHI ASCOLTA: l’attenzione deve essere rivolta a chi ascolta. Non dobbiamo sentirla su di noi che parliamo. Non dobbiamo sentirci sotto giudizio.
  5. PORTARE le persone DOVE SIAMO NOI…far loro immaginare quello che vediamo noi.

Mediante un percorso in cui a ciascuno è stato chiesto di svolgere compiti simili, e ognuno lo ha assolto a modo suo, con le sue peculiarità, abbiamo potuto stupirci degli innumerevoli modi in cui uno stesso argomento può essere raccontato e personalizzato, facendone tesoro.

Nell’esporci agli altri, ogni particolarità espositiva utile è stata individuata e portata all’attenzione di tutti, estrapolando così la teoria dalla sperimentazione pratica, con metodo induttivo, portando solo in seconda battuta a definire, spiegare e incorniciare la specifica tecnica utilizzata.

Insomma, è stata una esperienza coinvolgente ed entusiasmante e, francamente, MOLTO ISTRUTTIVA, in quanto disegnata e applicata a ciascuno dei presenti, a partire dalla propria specifica dimensione di partenza.

Solo dopo aver scritto quest’ultima frase ci sentiamo di potervi anche dire quali sono state le due storie scelte per l’esercitazione: Biancaneve e Cappuccetto Rosso.

Per chi è interessato all’argomento suggeriamo di iscriversi alla newsletter della Dott.ssa Francesca BENI e/o di leggere gli spunti sul suo BLOG e/o leggere i libri da lei suggeriti:

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Renata Gritti e Livio Izzo

 

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