La diatriba se l’IA sostituirà le persone sta ormai superando la fase di interrogativo e comincia a consolidarsi la risposta e cioè che inevitabilmente, come ogni altra invenzione disruptive del passato, l’IA trasforma i rapporti di lavoro e le competenze necessarie ma non annulla certo l’esigenza del lavoro umano.
Lo vediamo ormai nel giorno per giorno.
E’ diventato ormai un gesto usuale dialogare con ChatGPT o con Copilot o con Bard per avere rapidamente un quadro complessivo su un tema in cui abbiamo bisogno di informazioni. Il passo successivo sappiamo essere non già prendere per oro colato quanto ci viene proposto ma approfondirlo, o chiedendo una integrazione o esprimendo meglio la domanda (il prompt) o facendogli notare che HA PRESO UNA CANTONATA e di riflettere di più (tipiche sono le sue “scuse”).
Le domande possono essere anche molto tecniche ma non capita (quasi) mai che la sua risposta sia per noi esaustiva ma solo ricognitiva dei temi da approfondire, cosa che facciamo leggendo direttamente una sua referenza o una norma da lui/lei (?) riferita.
Nella redazione e/o riscrittura e/o riassunto dei testi, ad esempio, se non si rilegge e verifica quanto proposto da IA si rischiano degli errori marchiani.
Insomma, stiamo parlando di una evoluzione dei motori di ricerca e cioè di una trasformazione delle nostre abitudini o competenze ma finora non ho trovato una sola situazione in cui io mi sia sentito inutile..
L’indagine di BitMAT, qui allegata, estende il mio piccolo osservatorio ad una platea molto più vasta ed articolata di applicazioni le più diverse ma vedo, con piacere, che la mia esperienza soggettiva non è disconfermata. E questo penso possa lasciare molto sereni purchè, e questo va detto, si sia aperti al cambiamento ed all’apprendimento come un ingegnere, però, dovrebbe essere per abitudine mentale.
Livio Izzo
N.B. Immagine creata con IA
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