Presentiamo due pregevoli articoli sul tema della impermeabilizzazione sotto e/o controterra: Il primo è di un Geometra che ha messo a frutto un lungo periodo di commercializzazione di prodotti specifici per questi temi e che ora di questi temi ha fatto la sua professione tecnica; Il secondo è di un ns collega Ingegnere che porta avanti anche l’attività di impresa e che quindi con questi temi si deve misurare correntemente.
I due scritti rappresentano veramente una summa di ciò che c’è da sapere su questo argomento.
Buona lettura!
Il CdR
Costruire Top Down, specialmente i parcheggi interrati nelle grandi città, non è una tecnologia nuova ma, trattandosi di cantieri poco frequenti, non tutti i Progettisti si sono imbattuti in questo tema.
Peraltro, a seconda di come si presenta il cantiere, si possono imboccare strategie anche molto diverse che ottimizzano diversi scenari.
Questo video passa in rassegna proprio i paletti posti dai diversi scenari di cantiere e le possibili strade da percorrere, con diverse tecnologie incluso il Sistema a Nodo Umido Strutturale
evidenziando le rispettive criticità e le specifiche soluzioni.
Ing. Livio Izzo
L’autore ha sintetizzato quanto riportato dettagliatamente nel volume “Quì si fa il ponte” riguardo alle verifiche fatte nel 2010, su uno dei primi ponti in c.a. realizzati con questo materiale composito, trent’anni dopo una precedente manutenzione, richiesta anche per garantire la sicurezza del transito pedonale aggiungendovi a sbalzo due marciapiedi aggettanti dall’impalcato.
Pochi notano questa pioneristica opera, percorrendo la tangenziale di Rovetta diretti verso il passo della Presolana, in quanto il raccordo verso il paese è ormai mascherato dalla vegetazione, Un vero peccato, in quanto, anche se le strutture ad arco si considerano superate, può insegnare parecchio dal punto di vista estetico.
Le indagini dimostrano che il calcestruzzo è sempre stato un ottimo materiale, indispensabile per molteplici opere anche in futuro, nel logico rispetto di una ragionevole “neutralità” raggiungibile nell’emissione di CO2.
Gennaro Guala
La chiesa rupestre di San Vittore è una testimonianza, lasciataci dal passato, di un luogo di un culto sorto dove confluivano importanti vie di transito fra una sponda e l’altra del Brembo, il traghetto che lo attraversava e gli insediamenti che, anche in tempi successivi, sono sorti sulle due sponde.
I lavori che sono presentati in questo contributo, ne illustrano la storia ma, nello stesso tempo, sono propedeutici a successivi interventi manutentivi di tipo ingegneristico, tesi a salvare gli affreschi che il tempo e il microclima ambientale (legato all’elevato tasso di umidità relativa) tendono a deteriorare.
Il primo tema è stato affrontato dal professor Gian Pietro Brogiolo, in uno studio titolato “San Vittore di Brembate Sotto-Una chiesa rupestre della Valle Padana”, suddiviso in due capitoli: “L’insediamento rupestre di San Vittore” e “San Vittore nel contesto storico”.
IL prof. Brogiolo, già ordinario di Archeologia Medioevale a Padova e presidente della Società degli Archeologi Medioevisti Italiani, ha sviluppato gli aspetti teorico metodologiche e diretto progetti di Archeologia postclassica (su città, castelli, architetture, paesaggi e comunità rurali). Condirettore delle riviste “Archeologia Medioevale”, “Archeologia dell’Architettura”, “Post Classical Archaelogy”,e delle collane “Documenti di Archeologia”, “Progetti di Archeologia”, è autore di 455 articoli, 10 monografie e 60 volumi, molti sul territorio fra l’Adige e il Chiese.
Il secondo tema, quello legato al microclima ambientale, da cui si evince la necessità di una climatizzazione, è stato oggetto di una indagine del dottor Diego Marsetti, geologo, con i suoi collaboratori, gli ingegneri Stefania Ambrosini e Mirko Madaschi.
Il dott. Diego Marsetti, laureatosi nel 1992 in scienze geologiche, ha maturato le proprie esperienze lavorative sia in Italia che all’estero. Nell’aprile del 2017 è stato inserito nel gruppo degli autori che hanno studiato il sito archeologico denominato “The Hal Saflieni Hypogeum”, patrimonio UNESCO, in Malta. Della sua lunga attività professionale, rientrano, a titolo di esempio, i suoi studi Val Borlezza, in Cerete Sotto e nella Valle dell’Oglio. Quelli di Puno, in Perù, per il recupero ambientale del lago Titicaca e l’“Indagine geologica e mineraria a supporto tecnico dello stato di fatto delle miniere di oro, argento e rame e terre rare” nella Columbia Britannica, in Canada.
E’ autore di diverse pubblicazioni scientifiche nel campo della idrologia, corrosione biochimica, geologia–geotecnica ed ambiente e relatore in diversi convegni nazionali e internazionali.
Gen Guala