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In questo articolo, un semplice spunto per una riflessione su quanto stia aumentando esponenzialmente la quantità di dati che ci circonda ogni giorno.

Ciò rappresenta veramente un vantaggio?

M.B.

Foto di Joshua Sortino su Unsplash

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troppi_Dati

 

 

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Economia circolare l’Italia è in vetta alla classifica! Infatti totalizza 20 punti davanti a Spagna (19 punti), Francia (17), Germania (12) e Polonia (9).

La classifica complessiva di circolarità è basata su sette indicatori: tasso di riciclo dei rifiuti; tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; produttività delle risorse; rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; riparazione; il consumo di suolo.

La percentuale di riciclo dei rifiuti nel 2020 è stata del 53% in Europa e del 72% in Italia, uno dei tassi di riciclo più alti nell’UE. Rispetto alle altre principali economie europee, l’Italia nel 2020 ha consolidato il suo primato, superando di circa 17 punti la Germania.

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https://www.edilportale.com/news/2023/05/risparmio-energetico/economia-circolare-i-dati-peggiorano-nonostante-le-crisi-ambientali_93958_27.html

 

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Sul n. 3/22 della rivista Inarcassa (distribuito solo questi giorni) c’è l’interessantissimo articolo allegato sulla metrica ESG (Environmental, Social & Governance).

Il tema stava diventando rapidamente un must, nella gestione delle aziende, quando la guerra in Ucraina ha gettato tutti nello scompiglio, rimettendo in discussione tutte le priorità.

Ricordo che la valutazione ESG è nata con l’obbiettivo di dare valore economico alle attività aziendali che coprono questi aspetti. In pratica, valutare il valore di una azienda “senza” o “con” attività o iniziative che ricadano sotto la metrica ESG e poi decidere se intraprenderle o meno.

Purtroppo, spesso anche in buona fede, molte aziende sono entrate in questa logica senza idee molto chiare o a volte consigliate da apprendisti stregoni per cui il vero valore dell’ESG è a volte ideologico o di tendenza piuttosto che realmente economico.

Ma ora tutto è rimescolato dalla guerra.

Sta di fatto che la metrica ESG è solo uno strumento di valutazione e non è il valore in se che, invece, è riferibile a qualunque azienda, priva o munita di valutazione ESG.

Per questa ragione, lo strumento avrebbe tutto il diritto di essere ben compreso e di consolidarsi nell’uso corrente e per questo ritengo che noi ingegneri dovremmo approfondirne la conoscenza per riportarlo nel terreno oggettivo, diciamo scientifico.

Livio Izzo

 

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Considerazioni su “Innovazione e Bellezza”

 

Sono certo che i lettori sono in grado di gustare fino in fondo questo elogio alla bellezza di Pier Giuseppe Cassone. Innovazione e Bellezza, per essere precisi, il che vuol dire qualcosa di  leggermente diverso. E funzionale e duraturo, nello stesso tempo. Bisogna essere ottimisti, per pensare di poter raggruppare tutte queste quattro prerogative in norme stringenti, UNI o ISO che siano: le norme, volere o no, impongono al futuro esperienze passate. Per andare avanti, chiedono di essere interpretate non pedantemente applicate.

La bellezza, dev’essere la stella polare cui deve tendere l’innovazione. Bellezza che si trova tanto nelle soluzioni matematiche semplici di problemi complessi, dice Cassone, quanto nell’iPod di Steve Jobs.

Forse, io dico, sono necessarie sensibilità diverse per comprendere l’uno  e le altre: una moltitudine ha apprezzato per la sua bellezza della creazione di Apple, senza intuirne la complessità nascosta; solo chi possiede ottime cognizioni scientifiche è in grado di riconoscere le altre.

Un appunto marginale: è ancora più difficile vedere nella padronanza delle tecniche creative e artistiche di Dalì, l’anticipazione di un mondo a n dimensioni. E’ evidente la sua capacità di rappresentazioni  tridimensionali, anche di insondabili profondità, senza ricorrere a giochi prospettici, ma l’unica opera in cui, personalmente, ho “sentito” di trovarmi di fronte a dimensioni sconcertanti, è quella della cala con sfondo di rocce, in cui, in primo piano, sulla spiaggia sabbiosa il cane solleva un lembo della superficie dell’oceano. Spero non sia un mio sogno surreale, perché non ho più rintracciato quel quadro in nessuna mostra o catalogo.

Restringo il campo all’architettura, visto che in capo all’articolo spicca un particolare del museo di Frank Gehry sulla riva del Nerviol a Bilbao. La poetica  di Gehry e tutta orientata verso la bellezza e l’innovazione. mi era inizialmente sfuggita: andando al MIT, ho visto il Data Maria Stata Center dalla parte preesistente del complesso, una serie infinita di finestre squadrate, e avevo pensato: se questo è Gehry andiamo bene! Nessuno mi aveva suggerito di recarmi a vedere la parte su cui Gehry era intervenuto con la sua dirompente innovazione. Di conseguenza, qualche anno dopo, non mi ero spiegato il salto di stile (la poetica, se preferite) fatto nell’Experience Music Projet di Seattle, con gli occhi abbagliati dai cromatismi delle sue forme amebiche.

Un’infinità di persone conosce un piccolo scorcio del Guggenheim Museum di Bilbao. La copertura di uno dei volumi espositivi su cui scendeva, armoniosamente ondeggiante sul suo skateboard, una succinta fanciulla che pubblicizzava non ricordo quale prodotto. Ho avuto la sfortuna vederlo, l’edificio, nel suo rivestimento grigio argento patinato, in una tediosa e grigia giornata di afa, un cielo inesistente ed il fiume torbido fra le sue sponde in cemento. Il gioco dei volumi, appiattito dalla mancanza di ombre, in gran parte perduto, riservato a occhi attenti  e curiosi.

Ho parlato di Gehry; non c’è forse innovazione e bellezza e funzionalità nel Centro Pompidou a Parigi?

E nella Chiesa del Giubileo 2000  di Meier, non si è cerata anche la durabilità, caratteristica indispensabile  per opere destinate al culto? Ho citato la Chiesa, riportandone un’immagine, perché è un’opera in cui sono stato coinvolto in prima persona, realizzabile solo con tecniche, mai utilizzate in edilizia e tali da spaventare parecchie imprese  costruttrici per la loro carica innovativa. La traccia di queste tecniche è rimasta, e si ritrovano, ad esempio, nella costruzione del grattacielo di tremila metri a Chicago.

Un’ultima considerazione sulla bellezza: caratteristica intrinseca di un’opera che deve reggere al giudizio del tempo. Innovativa, quando è stata realizzata, ma non  più attuale nel 2000.

Esempio. il tempo dorico nell’antica Grecia, la cattedrale gotica di Chartes nel Medio Evo, il Barocco romano, qualche secolo dopo e, se volete, le Isotta Fraschini dei primi anni del ‘900. Cosa che non si potrà dire dei mostri che sorgono in tutte le parti del mondo solo perché ci sono tecniche per realizzarli.

 

Gen Guala

 

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Il Futuro è sempre più “Oggi”!

La digitalizzazione del Codice di Prevenzione Incendi e delle relative pratiche autorizzative è oggetto di un lavoro svolto con il Dipartimento dei Vigili del fuoco ormai giunto al momento della prototipazione. Per descrivere il lavoro svolto e come cambierà tutto l’iter di una “pratica antincendio” vi proponiamo questo articolo scientifico scritto dai colleghi Professionisti che si sono co-impegnati in questo progetto e, a mò di abstract, ve ne anticipiamo le conclusioni”.

“Il progetto del Fire Digital Check, avviato nel 2019, è tutt’ora in corso per riuscire a trovare le soluzioni più ottimali per digitalizzare i tre obiettivi alla base dello stesso progetto. Il contributo che con questo articolo ci si pone è quello di introdurre i concetti principali che sottendono alla complessiva iniziativa, a valenza tecnico – amministrativa – giuridica. Iniziativa questa che vede coinvolte molteplici figure che collaborano con un’unica finalità. Il prossimo passo è quello di testare il processo su un progetto al fine della sua validazione e/o per verifica da parte di un comando provinciale.”

 

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La Smart Safety: innovazione e digitalizzazione a servizio della sicurezza in cantiere.
L’evoluzione della tecnica nelle attività di cantiere, l’utilizzo di nuovi materiali, nuovi macchinari ed attrezzature digitali, porta necessariamente al bisogno di innovazioni tecnologiche e nuove metodologie a supporto delle strategie di prevenzione e protezione dai rischi adottate in cantiere dalle figure che hanno responsabilità nella gestione della sicurezza.
Recentemente sempre più professionisti ed imprese si stanno dotando di strumenti innovativi non solo per migliorare la propria produttività ed efficienza, ma anche come ausilio nel miglioramento degli standard di sicurezza. Si parla molto di Realtà Virtuale (“Virtual Reality”) e Realtà Aumentata (“Augmented Reality”) per la formazione esperienziale, dell’utilizzo di tecnologie BIM (“Building Information Modelling”) per la rappresentazione del cantiere e RFID (“Radio Frequency IDentification”) per il tracciamento in tempo reale di lavoratori, macchine ed attrezzature. Molto diffuse anche tecnologie nate per supportare altri settori ma ormai largamente sviluppate ed adoperate in cantiere, come sensori intelligenti portatili od indossabili, droni, robot e applicazioni mobili per tablet e smartphone. Meno noto, ma con un potenziale grandissimo nel campo della sicurezza in cantiere, l’utilizzo di intelligenza artificiale, machine learning e blockchain per supportare le figure che hanno responsabilità nella gestione della sicurezza nel loro ruolo di controllo e verifica.

L’articolo vuole rendicontare, seppur in maniera sintetica, alcune delle più interessanti innovazioni tecnologiche, basate anche su esperienze dirette sviluppate dalla nostra società, a supporto dell’attività delle figure che hanno un ruolo di responsabilità nella gestione della sicurezza in cantiere. L’obiettivo è quello che quanto rendicontato possa essere utile spunto nel contesto del processo di transizione digitale che consenta un più moderno approccio alla gestione della sicurezza in cantiere con l’obiettivo di garantire un sempre maggiore livello di sicurezza dei lavoratori.

 

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Parola d’ordine: “mai più off line”

Sì proprio così! La comunicazione digitale è diventata la base per trasmettere, partecipare, informare, riferire, annunciare, avvisare e tanto altro.

Questi sono stati i principali motivi che hanno stimolato ed indirizzato il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo, di cui anch’io mi onoro di essere parte attiva.

Infatti dopo la migrazione dell’Infrastruttura in cloud e dopo la creazione di un nuovo sito istituzionale, il Consiglio dell’Ordine ha fortemente voluto e dato vita anche ad uno specifico blog culturale: www.ingegneribergamo.online

Il notiziario cartaceo già da tempo destinato a scomparire, ha lasciato spazio al digitale attraverso un “blog” per stimolare i colleghi Ingegneri a riflettere sul Ruolo e sulla Professione nella nostra provincia, in Italia, in Europa e nel mondo.

Con queste modalità “on line” il Consiglio dell’Ordine ha voluto facilitare lo scambio di idee e di proposte tra gli Iscritti e permettere anche di avere una finestra verso l’esterno quale ad esempio la Scuola, l’Università, le Associazioni di categoria, gli Ordini professionali, la Pubblica Amministrazione ed il mondo che quotidianamente viviamo.

Quindi con la creazione del “blog culturale on line” abbiamo creato una grande apertura sia all’interno che verso l’esterno, permettendoci di scambiare moltissime informazioni, con un dialogo continuo  e sempre attivo.

 

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Energia dall’auto alla casa…… una inversione dei ruoli…… la nuova rivoluzione copernicana.

Avete i pannelli fotovoltaici? Avete notato quanta energia, purtroppo, cedete alla rete (Grid) a prezzi simbolici e quanta ne dovete riacquistare agli esosi prezzi di mercato?

Beh, se non avete mai fatto questi conti vi propongo il conto su di me.

Ho un impianto FV da 6 KW che produce mediamente 7 MWh/anno. Esattamente quanta ne consumiamo per casa (e studio). Per una parte di quella prodotta di giorno in esubero abbiamo un accumulatore da 3 KWh (che è costato 6.5 K€!) che ce la restituisce di sera fino ad esaurirsi. Poi attingiamo alla rete cui cediamo, di giorno, l’energia che l’accumulatore non riesce ad immagazzinare.

In totale: cediamo alla rete circa 4 MWh di giorno (e d’estate) per riacquistarla di notte (e d’inverno) ad un delta costo medio complessivo di circa 0.3 €/Kwh pari a 1.200,00€/anno.

Ma un’auto elettrica, anche se piccola-media, ha una batteria che può stivare dai 40 agli 80 kwh che, rispetto ai 3 del ns accumulatore, sono circa dalle 15 alle 30 volte superiori il che significa una capacità di accumulo totale di alcune volte la ns sovrapproduzione.

Se consideriamo una colonnina di ricarica, a doppio senso, con due attacchi e sapendo che le auto di famiglia, a ruotare, sono tre si può evincere una capacità di assorbimento del 100% della energia prodotta dall’Impianto nelle ore in cui, a rotazione, le auto siano presenti.

Se consideriamo un costo di installazione della colonnina di circa 5.000€ si evince che in 4 anni si è ammortizzato l’investimento: un vero affare! Se poi riusciamo anche ad applicare il superbonus 110% allora l’affare si amplifica ulteriormente e “ci crescono i soldi in tasca”!

Beh, non è fantascienza!

La tecnologia già esiste. Si stanno mettendo a punto i software di gestione e la normativa tecnica e fiscale relativa.

A Torino, la FCA stà già completando la sperimentazione sul campo abbinando i pannelli FV installati sulla pensilina del suo parco di auto elettriche (in)vendute e le batterie delle auto parcheggiate sotto.

E non è sola in questo impianto pilota.

Compreso il potenziale business, Terna ed Engie Eps sono i partner dell’impianto che si profila come il più grande al mondo!

Peraltro, il concetto si applica anche ad altre fonti di energia green e ad altre tipologie di accumulatori in una tecnologia che và sotto il nome di Smart Grid…. la socializzazione dell’energia pulita!

 

Livio Izzo

 

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V2G_Drosso_TO

 

 

 

 

 

 

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Il DM 560/2017 impone alle stazioni appaltanti della PA l’uso del BIM secondo la seguente tempistica:

  1. d) Per le opere di importo a base di gara pari o superiore alla soglia comunitaria dal 1/1/2022;
  2. e) Per le opere di importo a base di gara superiore a 1 milione di euro il 1/1/2023;
  3. g) Per tutte le altre opere dal 1/1/2025.

Inoltre impone che l’applicazione del BIM esegua obbligatoriamente 3 attività preliminari:

  1. a) Un piano di formazione adeguato;
  2. b) Un piano di acquisizione di software ed hardware adeguato;
  3. c) “Un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e gestione, i gestori dei dati e la gestione dei conflitti.”

La relazione di accompagnamento al DM 560/2017 definisce l’atto organizzativo come “un disposto amministrativo che permetta alla domanda pubblica di interiorizzare i processi digitalizzati all’interno delle strutture e delle pratiche organizzative correnti”.

E’ comprensibile, quindi, come tutte le organizzazioni pubbliche, anche di media grandezza, come il nostro Comune di Bergamo, si stiano organizzando per questo processo che individuerà una ridefinizione di tutta la struttura organizzativa preposta a commissionare la costruzione e/o la manutenzione di opere pubbliche.

L’articolo allegato, dell’Ing. Roberto Giangualano di Harpaceas, delinea i vari aspetti che questa riorganizzazione dovrà toccare per apprestarsi a commissionare e gestire i lavori pubblici con approccio e strumenti digitali ed interoperabili con tutti gli altri attori del processo costruttivo: Progettisti, Imprese etc.

Livio Izzo

 

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Atto_Organizzativo

 

 

 

 

 

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In questo articolo il collega Menapace parte con l’analizzare il significato di innovazione così come definito dalla norma UNI EN ISO 56000:2021 “Gestione dell’innovazione – Fondamenti e vocabolario”.

Viene evidenziato come l’innovazione, indipendentemente  dall’ “entità” oggetto stessa dell’innovazione (processo, prodotto, servizio, organizzazione, metodo, modello di business …),  si fondi essenzialmente, oltre che sul grado di novità (considerato dal punto di vista spaziale, temporale e culturale) e sul suo impatto (che distingue l’innovazione in incrementale, radicale o dirompente), soprattutto sulla capacità di generare  “valore” in qualunque modo esso sia misurato.

Portando l’attenzione al settore delle costruzioni (che vale il 13% del PIL mondiale) ed alla serie di problemi che lo affliggono ritardandone rispetto ad altri settori lo sviluppo, Menapace giunge ad evidenziare come la creazione di valore ancor più che sulla creatività e sulla ricerca si debba fondare sulla strutturazione di un “sistema” che assicuri la corretta armonizzazione di tutti i processi e  le attività in modo integrato e correlato  al fine di massimizzare le opportunità di successo delle stesse iniziative di innovazione in maniera sistematica, come proposto dalla UNI EN ISO 56002:2021.

La chiave di svolta sarà poi, sempre secondo Menapace, estendere quest’approccio dal sistema della singola organizzazione a tutta la filiera delle costruzioni per creare un vero e proprio ecosistema dell’innovazione.

Mi fa piacere ricordare il corso organizzato nello scorso gennaio con il collega Menapace dall’Ordine degli Ingegneri di Bergamo e di Trento insieme alla Rete Edinnova ed al Consorzio Habitech, organizzazioni nate proprio affinché la realizzazione di un ecosistema di innovazione nel settore dell’edilizia e delle costruzioni non rimanga una mera utopia.

Ing. Piergiuseppe Cassone

 

Rappresentante della Delegazione Italiana

presso ISO/TC 279 e Coordinatore del

Gruppo di Lavoro  UNI/CT 016/GL 89

 

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