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Il calcestruzzo armato è al contempo il materiale più versatile e diffuso nel mondo delle costruzioni ma è anche una delle più grandi fonti di CO2. Non meraviglia quindi che le Associazioni di Imprenditori e di Professionisti, che di questo materiale vivono da centinaia di anni, si stiano occupando con dovizia di impegno e di risorse per diminuirne velocemente l’impronta di carbonio per non perdere terreno nei confronti di altri materiali.

E’ in questo scenario che riportiamo il seguente encomiabile impegno di studio e di proposte molto concrete offerto in bozza agli stakeholder per accoglierne i contributi in vista del documento finale destinato a trasformarsi in idee per il normatore.

Riportiamo anche, nell’abstract seguente, l’approccio, le motivazioni e le modalità di compilazione, della Guida proposta, redatto e  pubblicato da INGENIO.

Il CdR

 

Nel Regno Unito il Green Construction Board e l’Institution of Civil Engineers hanno lavorato insieme al fine dei definire una Guida per il calcestruzzo a basso tenore di CO2 sotto gli auspici del Low Carbon Concrete Group.

La Routemap fornisce raccomandazioni per estrarre il carbonio dal cemento. Questi includono proposte su sette filoni, con il capitolo otto che è una sintesi che include una tempistica per i miglioramenti.

“Mentre il mondo digerisce i risultati della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), la pubblicazione di questa Routemap verso il calcestruzzo a basse emissioni di carbonio sembra sempre più urgente. Il calcestruzzo è il materiale da costruzione più diffuso. Nel Regno Unito rappresenta l’1% delle emissioni di gas serra, ma a livello globale, le emissioni di carbonio della produzione di cemento associate all’utilizzo del calcestruzzo potrebbero raggiungere l’8-9%.” ecco quanto afferma da Chris Newsome OBE, Green Construction Board member and chair, che prosegue “Poiché miriamo a ricostruire meglio nel mondo post-Covid, dobbiamo lavorare ancora di più per ridurre o eliminare il carbonio dalle risorse che cerchiamo di costruire. Questa mappa del percorso è stata creata da una vasta gamma di esperti, ognuno dei quali ha offerto volontariamente il proprio tempo. Rappresentano una sezione trasversale completa della catena del valore coinvolta nella definizione, progettazione, costruzione e fornitura di materiali per edifici e infrastrutture.”

Low Carbon Concrete Routemap: non rappresenta semplicemente un insieme di buone idee

“Questo documento non rappresenta semplicemente un insieme di buone idee – piuttosto, le strategie stabilite in ciascun filone sono indicazioni per un’interazione cooperativa tra tecnologia basata sulla scienza, materiali disponibili, abilità, conoscenze e approcci alla progettazione e alla consegna che creano un effetto combinato potenziato.”

E’ quanto afferma nell’introduzione Andrew Mullholland, Chair del Low Carbon Concrete Group, che aggiunge “Il focus legislativo è sul 2050; tuttavia, il nostro obiettivo è di mettere in atto una nuova norma entro il 2035 adottando un approccio graduale che inizi immediatamente. Non esiste un proiettile d’argento per affrontare la riduzione del carbonio nel settore delle costruzioni e rimane il fatto che alcune tecnologie non sono ancora abbastanza mature per contribuire a riduzioni significative fino a oltre il 2035. Pertanto, l’obiettivo della Routemap è dimostrare cosa possiamo usare oggi in termini di materiali, come possiamo sviluppare metodi di costruzione migliori e come possiamo utilizzare approcci progettuali intelligenti, nonché quali azioni sono necessarie e quando semplificare le specifiche di cemento e calcestruzzo.”

Questa Guida è un punto di inizio per la decarbonizzazione del calcestruzzo

“Il lavoro del Low Carbon Concrete Group (LCCG) del Green Construction Board non è completo, anzi, probabilmente è solo all’inizio poiché la Routemap rimarrà un documento in tempo reale soggetto ad aggiornamenti annuali mentre misuriamo e registriamo i progressi che facciamo nella decarbonizzazione, oltre a continuare a cercare di migliorare e adottare nuovi o migliori mezzi di riduzione del carbonio.”.

E’ sempre Andrew Mullholland a darci questa informazione utile, che ci fa capire come la strada per la decarbonizzazione sia solo stata avviata.

“Un’ultima parola da parte mia in qualità di presidente della LCCG: sono estremamente orgoglioso del lavoro svolto in questo documento negli ultimi 18 mesi e ciò che so e capisco ora è molto diverso da ciò che sapevo all’inizio. Questa mappa del percorso è stata modellata dai membri della LCCG che si sono riuniti perché volevano fare la differenza. Le loro opinioni, esperienze e competenze si sono unite come un vero consenso di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività di costruzione, il che dovrebbe fornire a te, lettore, la certezza che ciò che proponiamo è più che possibile.”

Definire un BENCHMARKING per la CO2 nel Calcestruzzo

E il documento afferma un passaggio chiave: che un futuro a zero emissioni di carbonio per il calcestruzzo può essere tracciato solo da una posizione di partenza accurata.

La LCCG ha lavorato con l’industria per stabilire limiti appropriati per classificare il calcestruzzo in base al carbonio.

È necessario ulteriore lavoro per costruire su questi dati e stabilire un semplice sistema di valutazione per il carbonio nel calcestruzzo.

Il trasferimento delle conoscenze: un passaggio chiave per la filiera del cemento

La tabella di marcia indicata dalla Guida per l’adozione di un calcestruzzo a basse emissioni di carbonio inizia con qualcosa che tutti i membri della filiera possono fare ora, ovvero condividere le conoscenze.

E’ quindi fondamentale diffondere il più possibile le informazioni relative a quello che debba essere un corretto percorso sul sentiero della sostenibilità per il calcestruzzo. In questo caso i soggetti britannici coinvolti spingono la filiera a una diffusione di questo documento, rimarcando che se il Regno Unito vuole raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050, i comportamenti attuali devono cambiare.

Ecco perchè LCCG ha svolto un workshop e un’indagine per comprendere le barriere percepite all’adozione di calcestruzzi a basse emissioni di carbonio; i risultati di questa indagine sono riportati in tutta questa sezione.

L’indagine ha evidenziato l’importanza di codici e standard nell’adozione di tecnologie nuove ed emergenti. Circa l’11% degli intervistati ha citato la mancanza di inclusione negli standard esistenti e l’impatto che ha avuto sui fornitori di garanzia come barriera all’adozione di un calcestruzzo a basse emissioni di carbonio. Nel frattempo, il 31% degli intervistati è d’accordo con il feedback dei produttori sulla difficoltà di introdurre tecnologie a basse emissioni di carbonio, inclusa la mancanza di documenti di valutazione europei (EAD) o valutazioni tecniche europee (ETA).

Una barriera comunemente segnalata, confermata dall’indagine, è un approccio avverso al rischio alla progettazione strutturale.

Tuttavia, questa non è solo responsabilità dell’ingegnere strutturista. Con la collaborazione precoce e la condivisione delle conoscenze all’interno del team di progetto e della catena di fornitura, molte delle barriere percepite ai calcestruzzi a basse emissioni di carbonio possono essere mostrate come tali – percepite – ed essere affrontate con la progettazione strutturale e le strategie di progettazione della miscela di calcestruzzo.

In questa sezione, lo scopo è quello di sfidare alcune di queste percezioni e condividere le linee guida, con l’obiettivo di accelerare l’uso di calcestruzzi a basse emissioni di carbonio, ricordando che non possiamo e dobbiamo non guardare semplicemente all’intensità di carbonio di un cemento da solo: approcci di progettazione alternativi possono produrre un approccio appropriato ma utilizzare un cemento, miscelato o meno, con meno materiale.

Design e specifiche sul calcestruzzo e il suo impiego.

Il documento da delle istruzioni anche sul tema del design del calcestruzzo e della sua prescrizione.

Innanzitutto per ridurre al minimo la CO2 il team di progettazione dovrebbe utilizzare calcestruzzo con la “carbon foot print” più bassa in relazione ai particolari requisiti prestazionali nell’applicazione prevista.

Il design dovrebbe essere ottimizzato per utilizzare i materiali in modo efficiente per ottenere la più bassa CO2.

Per raggiungere questo obiettivo, il team di progettazione dovrebbe adottare le migliori pratiche nella selezione della forma dell’opera delle conseguenti scelte strutturali.

Si dovranno considerare tutti gli aspetti connessi: per esempio individuare la migliore soluzione – in termini sostenibili e non solo strutturali – tra prestazioni del calcestruzzo e dimensione delle strutture, e quindi anche quantità di ferro di armatura, di carpenterie, perdita  di capacità strutturale e durabilità nel tempo, attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, uso di materiali di riciclo, fine ciclo di vita …

Prima di iniziare la progettazione dettagliata, il progettista dovrebbe impegnarsi e collaborare con un tecnologo del calcestruzzo, un appaltatore del calcestruzzo e un fornitore di calcestruzzo sui requisiti di costruzione e sulla resistenza minima in servizio associata del calcestruzzo.

Stiamo parlando quindi di un nuovo approccio alla progettazione, in cui ogni figura del processo svolge un ruolo importante.

Un documento completo.

Queste linee guida rappresentano davvero un ottimo supporto per una strategia nazionale sulla decarbonizzazione del calcestruzzo. Non possiamo quindi che consigliarne la lettura.

 

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La riqualificazione del Teatro Donizetti è uno dei progetti più importanti portati a termine negli ultimi anni nella città di Bergamo a causa della sua grande significatività estetica. L’intervento sulle facciate è stato affrontato con una soluzione innovativa che ha permesso di limitare i carichi aggiuntivi sulle opere esistenti, di impiegare materiali di particolare durabilità e di conferire all’edificio l’effetto di continuità di finitura rispetto alle opere preesistenti.

Si tratta di un’applicazione che dimostra come la prefabbricazione in calcestruzzo, con le grandi varietà di soluzioni tecniche e di finitura che offre, possa essere positivamente utilizzata anche in settori e applicazioni in cui normalmente vengono adottati altri materiali e tecnologie.

Lo studio e la messa a punto del progetto, sia dal punto di vista tecnico che operativo, è stata certamente piuttosto complessa e onerosa, ma dimostra come le nuove tecnologie disponibili per i materiali cementizi aprano ampie e nuove possibilità di utilizzo.

Sinteticamente.:

I pannelli sono di due spessori. 45 mm per quelli della dimensione più ampia e ripetitiva (300X150 cmq) e di 35 mm per quelli della dimensione ripetitiva inferiore (240X80 cmq). La matrice cementizia è stata rinforzata con fibre di vetro.

Per quanto riguarda i colori erano richieste sei tonalità: è stata utilizzata una matrice a base cementizia bianca dosando quattro diversi pigmenti (nero, arancio, giallo e rosso) in percentuali diverse.

Il montaggio è stato effettuato tramite ponteggi fissi e piattaforma sollevante monocolonna, posizionati, ove necessario, sulla struttura esistente del teatro.

 

CdR

(L’articolo è stato estratto dalla rivista INGENIO al link allegato)

 

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Tutti noi abbiamo una firma digitale ma pochi di noi sanno che ne esistono di due diverse specie e rilasciate su tre diverse tipologie di supporti, a seconda dell’uso che ne dobbiamo fare. Come Professionisti, è importante esserne coscienti e scegliere la forma che meglio si adatta alle nostre specifiche necessità.

Il CdR

 

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Parola d’ordine: “mai più off line”

Sì proprio così! La comunicazione digitale è diventata la base per trasmettere, partecipare, informare, riferire, annunciare, avvisare e tanto altro.

Questi sono stati i principali motivi che hanno stimolato ed indirizzato il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo, di cui anch’io mi onoro di essere parte attiva.

Infatti dopo la migrazione dell’Infrastruttura in cloud e dopo la creazione di un nuovo sito istituzionale, il Consiglio dell’Ordine ha fortemente voluto e dato vita anche ad uno specifico blog culturale: www.ingegneribergamo.online

Il notiziario cartaceo già da tempo destinato a scomparire, ha lasciato spazio al digitale attraverso un “blog” per stimolare i colleghi Ingegneri a riflettere sul Ruolo e sulla Professione nella nostra provincia, in Italia, in Europa e nel mondo.

Con queste modalità “on line” il Consiglio dell’Ordine ha voluto facilitare lo scambio di idee e di proposte tra gli Iscritti e permettere anche di avere una finestra verso l’esterno quale ad esempio la Scuola, l’Università, le Associazioni di categoria, gli Ordini professionali, la Pubblica Amministrazione ed il mondo che quotidianamente viviamo.

Quindi con la creazione del “blog culturale on line” abbiamo creato una grande apertura sia all’interno che verso l’esterno, permettendoci di scambiare moltissime informazioni, con un dialogo continuo  e sempre attivo.

 

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La sostenibilità ha un costo che potrebbe essere anche molto alto. Ma la strada è obbligata ed è meglio prepararci.

Nell’articolo allegato è affrontata in dettaglio la profonda trasformazione che la materia “Calcestruzzo” dovrà sostenere ed i costi che la società dovrà accettare.

Riportiamo qui le conclusioni ma la lettura dell’intero articolo è da una parte sconvolgente ma dall’altro è rivelatore e, per il futuro di ciascuno di noi e per prepararci ad affrontare professionalmente il tema, è bene cominciare a calarsi negli aspetti tecnici del problema perchè “LA SOSTENIBILITA’ INIZIA DAL PROGETTO”.

 

Il CdR

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“Per produrre miscele di calcestruzzo economiche e che soddisfino i requisiti metodologici ed i vincoli di costruzione attuali per le nuove infrastrutture, non abbiamo molte opzioni se non quella di massimizzare il volume di aggiunte minerali impiegando miscele binarie, ternarie o perfino quaternarie con esse in combinazione, e con percentuali ridotte di cemento Portland che agisce (quasi) solo da catalizzatore delle reazioni pozzolaniche.

La quantità minima di cemento per produrre miscele con sufficiente resistenza dipende dal tipo di aggiunte minerali con la loppa al primo posto in termini di volume di legante sostituibile, seguita delle ceneri, dal metakaolino e dalla microsilice per citare i prodotti più noti.

Per raggiungere quindi gli obiettivi del 2030 dobbiamo iniziare da subito a massimizzare il dosaggio di aggiunte riducendo il cemento Portland, ma adeguando nel contempo tutto il sistema di progettazione, specifica, accettazione e verifica di un calcestruzzo che sviluppa resistenza più lentamente e necessita di una cura prolungata.

Ma fino a che le specifiche non imporranno un valore massimo di impronta ecologica delle miscele di calcestruzzo così come impongono lavorabilità, resistenza minima ed altri parametri, sarà difficile poter rendere sostenibile l’insostenibile, perché le soluzioni proposte dalle imprese saranno sempre mirate a comprimere i tempi, non a dilatarli, se questi ritardi non gli sono permessi/riconosciuti finanziariamente. Quindi il cambiamento deve arrivare da progettisti e committenti, ed il ruolo del settore pubblico dovrebbe essere, e lo è in alcuni paesi illuminati del Nord Europa, il vero motore trainante del cambiamento.

Prima che il calcestruzzo 2.0 (che non usa più cemento Portland) sia disponibile commercialmente, dovremo invece attendere lunghi processi di standardizzazione e di adeguamento dei codici di progettazione. Questi sono certamente obiettivi a lungo termine (del 2050 ed oltre) mentre già oggi possiamo, con tecnologia basilare, iniziare a ridurre fortemente l’impatto ambientale della filiera iniziando con il cambiare interamente l’approccio con cui impostiamo nuovi progetti. Progetti che devono diventare scientemente più costosi da eseguire, perché rispettosi di certe regole ecologiche che oggi ancora non vogliamo seguire, solo per guadagnare tempo e risparmiare, senza però renderci conto di quello che realmente potrebbe aspettarci in futuro, se non iniziamo a cambiare mentalità…da ieri.

 

Michel di Tommaso

 

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La pandemia da Covid-19, i cui devastanti effetti abbiamo tristemente sperimentato nella nostra cara terra bergamasca, ha sollecitato ovunque la spontanea iniziativa di quanti, avendo a vario titolo competenze specifiche, hanno ritenuto di poter dare la propria disponibilità a sperimentare nuovi strumenti che potessero essere di valido supporto e ausilio a supporto delle strutture ospedaliere e sanitarie nel trattamento dei pazienti colpiti dal virus

Dalla sinergia di competenze scientifiche, mediche, ingegneristiche, meccaniche e software, con il supporto di ricercatori dell’Istituto di Fisica Nucleare e sotto il coordinamento di Cristiano Galbiati si è costituito un gruppo di lavoro che ha visto man mano coinvolte oltre 250 figure di vari settori e discipline, che hanno ideato prima, e realizzato e testato poi un ventilatore polmonare a supporto dei malati.

Il lavoro, condotto senza sosta, ha portato alla realizzazione di uno strumento che si rende di grande interesse non solo a livello nazionale, ma che si inserisce di diritto in una dimensione internazionale nell’ottica di risolvere una criticità globale.

Di seguito nel dettaglio l’articolo di grande interesse illustra i contenuti del progetto divenuto preziosa realtà grazie alle sinergie interdisciplinari messe in campo.

 

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Avevamo annunciato questo workshop organizzato dalla Commissione Ecologia & Ambiente per opera dei Colleghi Ingg. Livio Izzo, Edoardo Arcaini e Gianfranco Benzoni

L’Economia Circolare dalle parole ai fatti: Aggregati riciclati e artificiali per CLS

ed è stato all’altezza delle promesse: 12 qualificati relatori ci hanno dato uno squarcio più che completo di questo argomento sia sul piano tecnico che tecnologico che normativo che sulla ricerca e sulle applicazioni in atto.

Ecco un documento sintetico delle loro relazioni con allegate le relazioni stesse.

Penso sia ormai common knowledge quanto questo argomento sia centrale nell’ambito della economia circolare in cui stiamo entrando a grandi passi.

 

Il CdR

 

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La digitalizzazione della verifica delle pratiche edilizie è molto complessa: devono essere digitali non solo il modello architettonico (e/o strutturale e/o impiantistico) ma anche le Norme ed i Regolamenti con cui incrociarlo.

Ci aspetteremmo, quindi, di essere ancora molto lontani dal momento in cui tutto ciò sia possibile e invece no! Siamo molto vicini. Da ormai parecchi anni il tema è non solo sviscerato in teoria ma molte sperimentazioni si sono ormai stratificate tanto che è stata messa in cantiere anche una Norma UNI che possa delineare il perimetro e le specifiche per questa ennesima applicazione del BIM e della digitalizzazione in generale.

Gli autori di questo articolo dapprima delineano molto efficacemente il tema, poi riportano le esperienze già fatte e consolidate per, infine, individuare le azioni da svolgere nell’immediato futuro nella prospettiva che anche il PNRR possa già usufruirne.

Livio Izzo

 

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articolo

 

 

 

 

 

 

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Abbiamo già trattato l’impatto dello Smart Working sull’industria nel ns precedente articolo

EMERGENZA COVID-19. Lo smart working: impatto e opportunità per le PMI

Ritorno sull’argomento, cogliendo spunto dall’interessante articolo di BitMAT allegato, per rapportarlo ad uno studio professionale di progettazione, in qualsiasi disciplina ingegneristica.

In conference call siamo ormai del tutto abituati a condividere lo schermo, fra colleghi di diverse discipline o con diversi ruoli, sul particolare della tavola in discussione e, lì per lì, non ci vengono in mente le conferenze intorno ad un tavolo-riunioni con una bella tavola A0 spianata in mezzo dove, per guardare il particolare in discussione, dovevamo avvicinarci tutti alzandoci ed allungando il collo quanto possibile e facendo capannello sul tavolo appoggiati malamente alle braccia.

Non ci vengono in mente perchè, in verità, stavamo gradualmente perdendo l’abitudine alle tavole cartacee perchè molto “effimere” e costose a tutto vantaggio di una analisi su un buon monitor ma anche qui, stare vicino all’operatore non ti dà la stessa chiarezza di percezione di quando sei tu di fronte al tuo schermo, magari uno schermo duplicato da 28″ 4K come è ormai quasi normale avere tutti.

Insomma, se non facciamo mente locale, non ci rendiamo conto che la condivisione dello schermo è di gran lunga più efficace delle esperienze precedenti e che abbiamo “scoperto” in grande ritardo rispetto alla tecnologia.

In pratica, il Covid ci ha fatto vincere non solo la pigrizia o la inerzia al cambiamento ma la condivisione in conference-call è la tecnica più efficace di collaborazione che si possa avere oggi sul mercato.

Se poi aggiungiamo il risparmio di tempo e di risorse per gli spostamenti facciamo veramente Bingo!

Se facciamo analoga considerazione sulle riunioni non tecniche, per esempio le Commissioni, i Consigli ed anche gli eventi formativi con videocamera accesa, si arriva a chiedersi perchè non lo abbiamo fatto già molto tempo prima.

E invece corriamo il rischio di tornare indietro…

C’è nell’aria il motivo ricorrente della socializzazione, che ci porta a volte a “mitizzare” la normalità delle riunioni “in presenza”.

Per carità, non ho dubbi che per gli studenti, specialmente i più giovani, ma anche fino alla maturità, le lezioni in classe e la strada affianco ad un compagno di classe siano importanti quasi quanto il contenuto dello studio ma per gli adulti, onestamente, farei molti distinguo e, quanto meno, farei una analisi situazione per situazione per valutare la soluzione migliore che, forse, sarà quella di un mix salutare fra le diverse modalità.

Ecco, ho voluto condividere queste mie esperienze e queste mie considerazioni. Mi piacerebbe leggere contributi di esperienze anche diverse o anche di apprendimenti diversi dalle stesse esperienze perchè da queste prese di coscienza dovremo immaginare come costruire il nostro futuro di progettisti.

 

Livio Izzo

 

 

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PMI_e_Smart_Working

 

 

 

 

 

 

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Veramente entusiasmante e pieno di energia positiva il progetto di transizione ecologica della Commissione Europea.

Non ci sono freddi numeri ma concetti, chiari e precisi, per un processo che vedrà la trasformazione graduale delle nostre economie e delle nostre abitudini con l’obbiettivo della neutralità climatica dell’Europa nel 2050 con lo step intermedio del 2030 che vedrà il 55% degli obbiettivi raggiunti.

Nella sostanza si programma la trasformazione di ogni attività che produce CO2 in attività o che ne producano meno o che, addirittura, la consumino.

Ma il processo non riguarderà più solo i grandi consumatori di energia, come i produttori di acciaio, cemento, elettricità etc. ma riguarderà tutti: dai trasporti su rotaia e gomma fino alle nostre automobili, alle costruzioni fino alle nostre abitazioni.

Tutto ciò che può essere migliorato verrà penalizzato fiscalmente: il sistema ETS (Emissione Trade System), che finora è stato applicato solo ai grandi consumatori di energia, verrà applicato anche alla nostra abitazione, alla nostra auto, agli autobus, agli aerei, alle navi etc. mentre ogni processo ambientalmente migliorativo sarà incentivato, come lo è stato il FV che ha avuto una enorme esplosione negli ultimi 10 anni.

L’economia sarà in equilibrio, dunque, perchè i finanziamenti provengono dai risparmi e gli incentivi verranno dai disincentivi e, se ben gestito, il tutto darà un forte impulso all’economia che si trasformerà completamente come si trasformeranno le nostre abitudini sia personali che professionali.

Sappiamo che già ora siamo in un periodo di forti cambiamenti e forse ci stiamo abituando ad avere punti di riferimento nuovi ma ora ci sarà una forte disontinuità con una forte accelerazione che sposterà anche tutti i nostri riferimenti aziendali: i parametri ecologici diventeranno prevalenti sui parametri monetari, per esempio, e questo orienterà i progetti, le soluzioni, le tecnologie, gli obbiettivi.

Saremo quindi ancora più necessariamente interessati a formarci sulle nuove tecnologie con il rischio di restare rapidamente indietro se non lo facciamo.

Ma, come tutti i processi rivoluzionari, non cruenti, il futuro darà molto spazio alla ns fantasia ed alla nostra creatività perchè dovremo esplorare spazi non ancora battuti e le possibilità di inciampare si moltiplicheranno.

Insomma, possiamo essere contenti di una visione generale così creativa ma ora starà a noi, ad ogni livello, trovare le maniere concrete per ideare e realizzare i progetti con successo: ma penso che da ingegneri potremo solo esserne felici!

Livio Izzo

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Allegato1: Communication from the commission to the european parliament, the council, the european economic and social committee and the committee of the regions – FIT foR 55′: delivering the EU’s 2030 Climate Target on the way to climate neutralitys

 

Allegato2: Sintesi giornalistica di GIT 4 55

 

 

 

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