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Più che un puro e semplice articolo  è una approfondita disquisizione che riguarda sia la superficialità dello Stato nello stabilire norme risarcitorie a favore di pochi (comunque pochi o tanti non conta) il cui peso economico ricadrà inevitabilmente  su tutta la collettività, sia i rischi che corrono i professionisti che concorrono nell’asseverazioni di interventi non approvati a priori, anche per la parte strettamente economica, ma sulla cui congruità lo stesso Stato interverrà in tempi successivi e con criteri valutativi che non potranno essere, checche se ne dica, uniformi.

Senza entrare in dettagli, e senza menzionare, come in tono ironico fa l’autore, il fatto che come adeguamento sismico alcuno  possa intendere anche la stuccatura o tinteggiatura delle pareti (leggasi, ad esempio, Napoli dopo il terremoto del Belice), sottopongo il testo all’esame dei colleghi interessati a queste tematiche. Le loro integrazioni, puntualizzazioni, osservazioni, troveranno spazio in colonna 3 di Trello, Potranno essere allegate al contributo che andrà sul Sito Culturale (che a già trattato di questo argomento) o diventare esse stesse un contributo del tutto indipendente e del tutto esaustivo.

Gen Guala

 

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Dalla pubblicazione ad oggi, l’allegato I al D.M. 3 agosto 2015 ha subito parecchie modifiche, anche sostanziali, volte a correggere errori materiali ma, soprattutto, a renderne più praticabile l’applicazione. Il D.M. 24 novembre 2021, entrato in vigore il 2 gennaio 2022 ha, almeno nell’immediato, apportato l’ultima modifica al provvedimento.

 

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Il tema dei nodi iperstatici, nelle strutture prefabbricate, è sicuramente un punto cruciale e dove la tecnologia sta facendo forti progressi.

Lo schema a vincoli di cerniera, da quando tutta l’Italia è “diventata” zona sismica, è sempre meno praticabile nella forma originaria e si stanno sviluppando sistemi a Nodo Umido Strutturale realizzati con diverse morfologie.

Già sul nostro sito avevamo ospitato un articolo su questo tema: https://ingegneribergamo.online/sistema-costruttivo-a-nodo-umido-strutturale-lanello-di-congiunzione-fra-due-tecnologie-mature/

Con l’articolo allegato il collega Stefano Knisel, esperto in tema di prefabbricazione, condivide altre morfologie di nodo iperstatico realizzati sotto la sua esperienza diretta.

Il CdR

 

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Il calcestruzzo armato è al contempo il materiale più versatile e diffuso nel mondo delle costruzioni ma è anche una delle più grandi fonti di CO2. Non meraviglia quindi che le Associazioni di Imprenditori e di Professionisti, che di questo materiale vivono da centinaia di anni, si stiano occupando con dovizia di impegno e di risorse per diminuirne velocemente l’impronta di carbonio per non perdere terreno nei confronti di altri materiali.

E’ in questo scenario che riportiamo il seguente encomiabile impegno di studio e di proposte molto concrete offerto in bozza agli stakeholder per accoglierne i contributi in vista del documento finale destinato a trasformarsi in idee per il normatore.

Riportiamo anche, nell’abstract seguente, l’approccio, le motivazioni e le modalità di compilazione, della Guida proposta, redatto e  pubblicato da INGENIO.

Il CdR

 

Nel Regno Unito il Green Construction Board e l’Institution of Civil Engineers hanno lavorato insieme al fine dei definire una Guida per il calcestruzzo a basso tenore di CO2 sotto gli auspici del Low Carbon Concrete Group.

La Routemap fornisce raccomandazioni per estrarre il carbonio dal cemento. Questi includono proposte su sette filoni, con il capitolo otto che è una sintesi che include una tempistica per i miglioramenti.

“Mentre il mondo digerisce i risultati della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), la pubblicazione di questa Routemap verso il calcestruzzo a basse emissioni di carbonio sembra sempre più urgente. Il calcestruzzo è il materiale da costruzione più diffuso. Nel Regno Unito rappresenta l’1% delle emissioni di gas serra, ma a livello globale, le emissioni di carbonio della produzione di cemento associate all’utilizzo del calcestruzzo potrebbero raggiungere l’8-9%.” ecco quanto afferma da Chris Newsome OBE, Green Construction Board member and chair, che prosegue “Poiché miriamo a ricostruire meglio nel mondo post-Covid, dobbiamo lavorare ancora di più per ridurre o eliminare il carbonio dalle risorse che cerchiamo di costruire. Questa mappa del percorso è stata creata da una vasta gamma di esperti, ognuno dei quali ha offerto volontariamente il proprio tempo. Rappresentano una sezione trasversale completa della catena del valore coinvolta nella definizione, progettazione, costruzione e fornitura di materiali per edifici e infrastrutture.”

Low Carbon Concrete Routemap: non rappresenta semplicemente un insieme di buone idee

“Questo documento non rappresenta semplicemente un insieme di buone idee – piuttosto, le strategie stabilite in ciascun filone sono indicazioni per un’interazione cooperativa tra tecnologia basata sulla scienza, materiali disponibili, abilità, conoscenze e approcci alla progettazione e alla consegna che creano un effetto combinato potenziato.”

E’ quanto afferma nell’introduzione Andrew Mullholland, Chair del Low Carbon Concrete Group, che aggiunge “Il focus legislativo è sul 2050; tuttavia, il nostro obiettivo è di mettere in atto una nuova norma entro il 2035 adottando un approccio graduale che inizi immediatamente. Non esiste un proiettile d’argento per affrontare la riduzione del carbonio nel settore delle costruzioni e rimane il fatto che alcune tecnologie non sono ancora abbastanza mature per contribuire a riduzioni significative fino a oltre il 2035. Pertanto, l’obiettivo della Routemap è dimostrare cosa possiamo usare oggi in termini di materiali, come possiamo sviluppare metodi di costruzione migliori e come possiamo utilizzare approcci progettuali intelligenti, nonché quali azioni sono necessarie e quando semplificare le specifiche di cemento e calcestruzzo.”

Questa Guida è un punto di inizio per la decarbonizzazione del calcestruzzo

“Il lavoro del Low Carbon Concrete Group (LCCG) del Green Construction Board non è completo, anzi, probabilmente è solo all’inizio poiché la Routemap rimarrà un documento in tempo reale soggetto ad aggiornamenti annuali mentre misuriamo e registriamo i progressi che facciamo nella decarbonizzazione, oltre a continuare a cercare di migliorare e adottare nuovi o migliori mezzi di riduzione del carbonio.”.

E’ sempre Andrew Mullholland a darci questa informazione utile, che ci fa capire come la strada per la decarbonizzazione sia solo stata avviata.

“Un’ultima parola da parte mia in qualità di presidente della LCCG: sono estremamente orgoglioso del lavoro svolto in questo documento negli ultimi 18 mesi e ciò che so e capisco ora è molto diverso da ciò che sapevo all’inizio. Questa mappa del percorso è stata modellata dai membri della LCCG che si sono riuniti perché volevano fare la differenza. Le loro opinioni, esperienze e competenze si sono unite come un vero consenso di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività di costruzione, il che dovrebbe fornire a te, lettore, la certezza che ciò che proponiamo è più che possibile.”

Definire un BENCHMARKING per la CO2 nel Calcestruzzo

E il documento afferma un passaggio chiave: che un futuro a zero emissioni di carbonio per il calcestruzzo può essere tracciato solo da una posizione di partenza accurata.

La LCCG ha lavorato con l’industria per stabilire limiti appropriati per classificare il calcestruzzo in base al carbonio.

È necessario ulteriore lavoro per costruire su questi dati e stabilire un semplice sistema di valutazione per il carbonio nel calcestruzzo.

Il trasferimento delle conoscenze: un passaggio chiave per la filiera del cemento

La tabella di marcia indicata dalla Guida per l’adozione di un calcestruzzo a basse emissioni di carbonio inizia con qualcosa che tutti i membri della filiera possono fare ora, ovvero condividere le conoscenze.

E’ quindi fondamentale diffondere il più possibile le informazioni relative a quello che debba essere un corretto percorso sul sentiero della sostenibilità per il calcestruzzo. In questo caso i soggetti britannici coinvolti spingono la filiera a una diffusione di questo documento, rimarcando che se il Regno Unito vuole raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050, i comportamenti attuali devono cambiare.

Ecco perchè LCCG ha svolto un workshop e un’indagine per comprendere le barriere percepite all’adozione di calcestruzzi a basse emissioni di carbonio; i risultati di questa indagine sono riportati in tutta questa sezione.

L’indagine ha evidenziato l’importanza di codici e standard nell’adozione di tecnologie nuove ed emergenti. Circa l’11% degli intervistati ha citato la mancanza di inclusione negli standard esistenti e l’impatto che ha avuto sui fornitori di garanzia come barriera all’adozione di un calcestruzzo a basse emissioni di carbonio. Nel frattempo, il 31% degli intervistati è d’accordo con il feedback dei produttori sulla difficoltà di introdurre tecnologie a basse emissioni di carbonio, inclusa la mancanza di documenti di valutazione europei (EAD) o valutazioni tecniche europee (ETA).

Una barriera comunemente segnalata, confermata dall’indagine, è un approccio avverso al rischio alla progettazione strutturale.

Tuttavia, questa non è solo responsabilità dell’ingegnere strutturista. Con la collaborazione precoce e la condivisione delle conoscenze all’interno del team di progetto e della catena di fornitura, molte delle barriere percepite ai calcestruzzi a basse emissioni di carbonio possono essere mostrate come tali – percepite – ed essere affrontate con la progettazione strutturale e le strategie di progettazione della miscela di calcestruzzo.

In questa sezione, lo scopo è quello di sfidare alcune di queste percezioni e condividere le linee guida, con l’obiettivo di accelerare l’uso di calcestruzzi a basse emissioni di carbonio, ricordando che non possiamo e dobbiamo non guardare semplicemente all’intensità di carbonio di un cemento da solo: approcci di progettazione alternativi possono produrre un approccio appropriato ma utilizzare un cemento, miscelato o meno, con meno materiale.

Design e specifiche sul calcestruzzo e il suo impiego.

Il documento da delle istruzioni anche sul tema del design del calcestruzzo e della sua prescrizione.

Innanzitutto per ridurre al minimo la CO2 il team di progettazione dovrebbe utilizzare calcestruzzo con la “carbon foot print” più bassa in relazione ai particolari requisiti prestazionali nell’applicazione prevista.

Il design dovrebbe essere ottimizzato per utilizzare i materiali in modo efficiente per ottenere la più bassa CO2.

Per raggiungere questo obiettivo, il team di progettazione dovrebbe adottare le migliori pratiche nella selezione della forma dell’opera delle conseguenti scelte strutturali.

Si dovranno considerare tutti gli aspetti connessi: per esempio individuare la migliore soluzione – in termini sostenibili e non solo strutturali – tra prestazioni del calcestruzzo e dimensione delle strutture, e quindi anche quantità di ferro di armatura, di carpenterie, perdita  di capacità strutturale e durabilità nel tempo, attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, uso di materiali di riciclo, fine ciclo di vita …

Prima di iniziare la progettazione dettagliata, il progettista dovrebbe impegnarsi e collaborare con un tecnologo del calcestruzzo, un appaltatore del calcestruzzo e un fornitore di calcestruzzo sui requisiti di costruzione e sulla resistenza minima in servizio associata del calcestruzzo.

Stiamo parlando quindi di un nuovo approccio alla progettazione, in cui ogni figura del processo svolge un ruolo importante.

Un documento completo.

Queste linee guida rappresentano davvero un ottimo supporto per una strategia nazionale sulla decarbonizzazione del calcestruzzo. Non possiamo quindi che consigliarne la lettura.

 

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Ad oltre un anno dall’entrata in vigore della L.77/2020 si cominciano a delineare le ricadute dei Superbonus 110% in vari settori, non solo economico, dell’innovazione ma anche di rigenerazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio con conseguenze ambientali e sociali positive.

Per questo e anche per diverse ragioni che portano a considerare tale beneficio più che sostenibile anche in termini di spesa pubblica, ci si augura che il termine di tale incentivo venga prorogato almeno fino a scadenza del PNRR che consentirebbe di avviare un sistematico piano di prevenzione sismica e rinnovamento energetico, generando nel medio e lungo periodo un risparmio per lo Stato, accentuando anche le ricadute positive di cui sopra.

Le analisi e i dati presentati in questo report del CNI rappresentano un primo step di studio suscettibile, più avanti, di ulteriori elaborazioni e revisioni.

 

 

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Avevamo annunciato questo workshop organizzato dalla Commissione Ecologia & Ambiente per opera dei Colleghi Ingg. Livio Izzo, Edoardo Arcaini e Gianfranco Benzoni

L’Economia Circolare dalle parole ai fatti: Aggregati riciclati e artificiali per CLS

ed è stato all’altezza delle promesse: 12 qualificati relatori ci hanno dato uno squarcio più che completo di questo argomento sia sul piano tecnico che tecnologico che normativo che sulla ricerca e sulle applicazioni in atto.

Ecco un documento sintetico delle loro relazioni con allegate le relazioni stesse.

Penso sia ormai common knowledge quanto questo argomento sia centrale nell’ambito della economia circolare in cui stiamo entrando a grandi passi.

 

Il CdR

 

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In questo articolo, lucidissimo, lungimirante, predittivo ed un pò provocatorio Andrea Dari mette in luce le implicazioni che il piano europeo fit-4-55 provocherà sul mondo delle costruzioni in generale e sulla filiera del Calcestruzzo Armato da un’altra.

 

E’ una analisi molto concreta, affatto fantasiosa, su cui dovremmo tutti riflettere molto attentamente per capire da che parte stare e, fra l’altro, quale mestiere praticare fra una decina d’anni.

 

Livio Izzo

 

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articolo

 

 

 

 

 

 

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SCENARIO ED OBBIETTIVI DEL WORKSHOP

Il mondo (occidentale) cammina a grandi passi verso l’Economia Circolare ma il percorso è accidentato: Abitudini, Tecnologia, Convenienze economiche e Vincoli normativi ne frenano il cammino che, quindi, và molto a rilento.

In questo Workshop ci caliamo in verticale sugli Aggregati Non Naturali per il Calcestruzzo armato. Tutti i tipi di aggregati non naturali: quelli da riciclo di cls tramite demolizioni selettive e frantumazioni o da recupero di scarti di produzione di manufatti prefabbricati e gli aggregati artificiali ottenuti per trasformazione di rifiuti industriali e/o urbani. Le possibilità sono veramente tante e non siamo certo all’anno zero ma il cammino è ancora lungo.

Con la partecipazione attiva dei maggiori stakeholders intendiamo fare il punto sullo stato dell’arte in questo campo, da diversi punti di vista, ed elaborare un documento da proporre ai normatori per attuare scelte coraggiose e difficili, consapevoli dei limiti e dei vincoli concreti con cui gli operatori debbono fare i conti ma anche informati sullo stato dell’arte della ricerca e, quindi, sulle prospettive concrete perseguibili in questo campo.

A questo fine i Relatori produrranno anche una sintetica (pro-)memoria sui temi portati al workshop che saranno raccolti in un unico dossier da proporre ai normatori.

Alleghiamo, oltre al programma completo del Workshop, anche la Relazione Introduttiva dell’Ing. Livio Izzo

 

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programma completo
Relazione Introduttiva dell’Ing. Livio Izzo

 

 

 

 

 

 

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Prima il 50% per le ristrutturazioni, poi il 65% per le riqualificazioni energetiche, poi ancora il 90% per il recupero conservativo delle facciate ed in ultimo (o forse no) il Superbonus 110%… di contorno, collante e/o ostacolo una giungla di norme, decreti, procedure, circolari, risoluzioni, interpretazioni dalle più disparate fonti… il tutto alla valutazione dell’onnisciente tecnico professionista chiamato all’appello, che teme il fatidico momento in cui debba dire al cliente “questo Bonus non s’ha da fare!”

In questo articolo una panoramica interessante sulle principali “fatiche” che il professionista si trova ad affrontare nella disamica degli infiniti casi di Superbonus 110… nella speranza che tutto non sia vano!

Ing. Sebastiano Moioli

 

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La progettazione di una struttura saldata parte dal dimensionamento e verifica delle membrature ma deve scendere, granularmente, fino alla progettazione della singola saldatura perchè da essa dipende la stabilità del tutto. E la scelta non è affatto banale! L’autore di questo articolo ci conduce per mano ad analizzare diverse tipologie di giunto saldato, i diversi rischi di difettosità ed i criteri per prevenirli salvaguardando anche l’economicità, oltre che l’affidabilità, della struttura.

Ing. Livio Izzo

 

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giunzioni-strutturali-acciaio-iis

 

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